Risulta che oltre 150 detenuti hanno occupato una sezione del carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Un intero reparto il Nilo, quello più nuovo, è sotto il controllo dei detenuti. A riferirlo è il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria S.PP. Aldo Di Giacomo: “al momento non risultano feriti.
Dalle prime informazioni risulta che i detenuti hanno preso le chiavi ai colleghi per poi allontanarli dalla sezione.
Non risultano feriti né colluttazioni.
All’esterno del carcere sono presenti altre 300 uomini della penitenziaria e delle altre forze dell’ordine.
L’intervento del segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo…”Cresce la tensione nelle carceri italiane, soprattutto in quelle del sud. Particolare attenzione a quelle campane che potrebbero essere di nuovo l’inizio delle rivolte.
E’ di ieri sera la vibrata protesta di Ariano Irpino.
Le aspettative nate dopo l’ondata di ribellioni non troveranno sicuramente soddisfatte le attese di tutti, soprattutto di quelli che hanno mosso le precedenti sommosse.”
A dichiararlo è il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo: “ e aspettative delle menti delle rivolte, che hanno avuto come vittime i detenuti più deboli, non troveranno riscontro almeno nell’imminenza.
Questo potrebbe portare a nuove sommosse che vedrebbero partecipi tutti i detenuti con pene residue basse che non sono rientrati tra le scarcerazioni per mancanza di requisiti. Lo scenario sarebbe lo stesso delle precedenti rivolte, ma le conseguenze sicuramente peggiori.
Forte tensione anche all’esterno tra i famigliari dei detenuti, che allo stesso modo dei loro congiunti ristretti, troveranno delusione per la mancata scarcerazione degli stessi, diventando facile preda delle menti delle rivolte.
Senza considerare il possibile appoggio esterno che potrebbe essere dato da gruppi anarchici”.
Continua Di Giacomo: “Le carceri della Campania per quello finora detto sembrano poter essere un focolaio perfetto per dare inizio a nuove sommosse. Il pretesto sarà sicuramente la scoperta di casi di coronavirus tra detenuti all’interno degli istituti penitenziari”.
Un clima molto pesante si avverte nelle carceri napoletane, conclude Di Giacomo.