“Non crediamo che i numeri in circolazione in questi giorni sui cosiddetti no-vax tra gli appartenenti a tutte le forze dell’ordine rispondano alla situazione reale. I circa 50mila addetti del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico – vale a dire Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza; esercito con la marina e l’aeronautica; i Vigili del Fuoco; la Polizia Penitenziaria – sono un numero esagerato. Sulla base del nostro monitoraggio i non vaccinati si riducono a qualche migliaio”.
Così il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo che aggiunge: “per quanto riguarda il personale penitenziario sappiamo bene che il Ministero non può disporre di un elenco aggiornato in quanto gran parte degli agenti senza partecipare alla profilassi d’ufficio si è vaccinato autonomamente presso strutture sanitarie della propria città e non per tutti è avvenuta la comunicazione.
Vedremo cosa accadrà a partire dal 15 dicembre prossimo quando con l’obbligo vaccinale scatterà la sospensione dal servizio per chi non lo avrà ancora fatto.
Per noi – aggiunge Di Giacomo – agitare lo spauracchio no-vax tra gli appartenenti a tutte le forze dell’ordine risponde solo alla logica di tenere lontane le problematiche di maggiore emergenza in questa nuova fase della pandemia: l’Open day in tutte le carceri, che abbiamo chiesto a gran voce, per accelerare la vaccinazione tra i detenuti sino alla terza dose in tempi brevi; una circolare esplicativa del Super Green Pass in carcere.
È bene ricordare che in carcere vale la regola del “mini” Green Pass: solo se il detenuto, i suoi familiari, o anche il suo avvocato, devono partecipare a un evento in carcere – spettacoli, partite, concerti – dovranno essere in possesso del Super Green pass, altrimenti non verranno fatti entrare.
La regola vale solo per questi casi e sarà in vigore fino al 15 di gennaio. Tutto questo mentre continua a salire il numero di casi di positività al Covid tra i detenuti e il personale penitenziario “Una situazione quella del Super Green pass, diventata dunque intollerabile perché parenti e avvocati dei detenuti possono accedere alle carceri senza dover mostrare alcuna certificazione.
Ci sono flussi di ingressi settimanali – sottolinea Di Giacomo – in media dieci volte superiori al numero dei detenuti, a cui aggiungere i colloqui con diverse decine di avvocati e una durata anche di un paio d’ore.
E si pensa di contingentare i colloqui detenuti-familiari. Non può essere questa la soluzione, sottovalutando che nelle rivolte della primavera 2020 la sospensione dei colloqui è stata la scintilla che ha innescato le violenze che tutti dovrebbero ricordare.
È proprio il caso del carcere di Taranto dove è scoppiato un focolaio con quasi una cinquantina di positivi (tra poliziotti e detenuti), nel quale i tentativi di rivolta sono all’ordine del giorno”.
Per il segretario del Sindacato Penitenziari un nuovo giro di tamponi prima di Natale tra i detenuti non è sufficiente per controllare i continui focolai Covid .
Abbiamo chiesto ai Ministri alla Salute e Grazia e Giustizia di istituire un Open day in tutte le carceri, con le stesse modalità con cui si svolgono gli Open day fuori e aspettiamo una risposta come aspettiamo, da tempo, una circolare esplicativa che renda obbligatorio per tutti il Green Pass nelle carceri.
A noi pare di cogliere – afferma il segretario generale del Sindacato Penitenziari – una sorta di paura dello Stato che non ha alcuna intenzione di introdurre prescrizioni rigorose sul doppio piano giuridico e sanitario per i colloqui in carcere temendo la reazione di quei clan di criminali che continuano a dimostrare di comandare e controllare i penitenziari”.
L’obbligo vaccinale per i detenuti non è necessario solo a prevenire la diffusione del contagio ma – non si sottovaluti – a prevenire nuove rivolte di cui non mancano i primi segnali allarmanti”.