“L’evasione del pericoloso detenuto albanese dal carcere di Treviso (altri due sono stati ripresi) è purtroppo solo l’ultima di una lunga serie avvenuta nell’ultimo anno e mezzo: 8 evasioni da istituti penitenziari; 36 evasioni da permessi premio; 25 evasioni da lavoro all’esterno; 14 evasioni da semilibertà; 36 mancati rientri di internati.
Fuggire dalla detenzione come insegna la rocambolesca fuga all’alba dalla casa circondariale di Santa Bona è diventato un sistema facile”. Lo afferma il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo.
“Come nei più classici e famosi film – aggiunge – si evade tagliando le sbarre della cella e calandosi con le lenzuola.
Adesso ci aspettiamo il solito clamore dei media e le solite note dei politici allarmati solo quando queste cose accadono.
La realtà è che le evasioni – tutte messe insieme – si sono triplicate nel giro di pochi anni innanzitutto perché chi organizza la fuga approfitta dei “grandi buchi” del sistema penitenziario: dall’insufficienza di personale alla carenza di sistemi di sorveglianza ed infrastrutturale in istituti che hanno anche un secolo di vita.
Ed invece il Ministero pensa alle “case dell’amore” in attuazione del cosiddetto piano per l’affettività e il sesso dei detenuti sottoposti a regime 41 bis con i 28 milioni di euro trovati dal Governo in un battito d’occhio.
È la più classica prova provata che Ministro e Governo non si rendono conto di cosa accade nel carcere dove boss e capo clan continuano a comandare anche comodamente via telefono e dove evadere diventa il copione di un film”.