Il passaggio dal carcere minorile alla pizzeria per i tre ragazzi napoletani autori di uno stupro di gruppo, violenza consumata su una minore, indigna fortemente non solo i familiari della ragazza violentata ma tutti quanti, noi per primi, continuano a ritenere che la certezza della pena non può essere considerato solo un principio teorico. È il commento del segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo che aggiunge: a distanza di soli pochi mesi di detenzione rimettere in libertà tre giovani che si sono macchiati di un crimine gravissimo non è certamente un bel segnale che si dà agli altri giovani e alla società, specie in una situazione fortemente segnata dall’incremento di violenze sessuali contro donne e minori. Il clima di far west che perdura a Napoli con continui raid di giovanissimi persino nel centro storico oltre le cosiddette “stese” nei quartieri Sanità e di periferia, aggressioni a donne ed anziani, avrebbe richiesto ben altro e sicuramente quella “mano pesante” che sinora è mancata nei confronti degli autori di episodi di ogni genere di criminalità.
Con questo non intendiamo disconoscere le possibilità soprattutto per i detenuti più giovani di reinserimento assistito dai servizi sociali ma è passato troppo poco tempo dalla violenza e il periodo di detenzione è stato troppo breve per considerarlo una sorta di ravvedimento. Per queste ragioni – afferma Di Giacomo – salutiamo positivamente la scelta di Movimento Cinque Stelle, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia di bloccare la riforma dell’ordinamento penitenziario che ha la firma del Ministro Orlando e contro il quale ci siamo tenacemente battuti. Bene dunque: i decreti della cosiddetta riforma non potranno accedere alla Commissione speciale e si dovrà aspettare la costituzione delle commissioni ordinarie. Uno stop che come S.PP. avevamo chiesto per consentire al nuovo Parlamento un approfondimento nel merito anche di provvedimenti che di fatto mettono fuori dalle celle troppi detenuti giovani e meno giovani.
Un dato su tutti. Per quanto riguarda l’esecuzione penale esterna, ovvero le misure alternative, lavoro di pubblica utilità, misure di sicurezza, sanzioni sostitutive e messe alla prova, ecc., al 31 marzo scorse ne sono state concesse 51.042 volte. Davvero troppe”.