“11 ottobre, brutale aggressione avvenuta nel carcere di Caltagirone in danno di due poliziotti penitenziari; ormai la situazione nelle carceri italiane è insostenibile, una mattanza silenziosa si sta consumando quotidianamente nella totale indifferenza delle istituzioni e del mondo politico che sembra essere incapace a trovare soluzioni rapide ed efficaci per tutelare chi lo Stato cerca di difenderlo”.
È quanto sostiene il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo sottolineando che: “l’aggressione che ha costretto a cure sanitarie i malcapitati colleghi ai quali è stata assegnata una prognosi di diversi giorni è colpa di una miope politica che ormai da tempo pervade il sistema penitenziario del nostro Paese.
Purtroppo l’accadimento è stato posto in atto da un detenuto affetto da problematiche psichiatriche, oggi le carceri, compreso quello di Caltagirone, ove sono presenti numerosissimi detenuti affetti da turbe psichiche che a nostro avviso dovrebbero essere ristretti in apposite strutture atte a garantire idonea custodia e cura, sono divenute delle vere e proprie discariche sociali, dove vengono lesi diritti di chi in carcere ci lavora e di chi il carcere lo vive in stato di detenzione.
Le condizioni attuali del sistema carcerario italiano sono inaccettabili, come inaccettabili sono le condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari, esposti oggi più che mai a rischi che vanno ben oltre quelli ipotizzabili come “normali”.
Noi del S.PP. da tempo chiediamo una revisione del sistema penitenziario, riteniamo che vada anche modificato il codice penale e che vengano introdotti reati specifici per coloro che in carcere commettano atti di violenza nei confronti di operatori o di altri detenuti, noi siamo per l’inasprimento delle pene.
Riteniamo che le pene previste per chi si macchia di reati come quello di cui trattasi debbano avere una durata minima di cinque anni, e senza la possibilità di concedere i cosiddetti benefici perché, come ripetiamo da tempo, l’atteggiamento buonista improntato sulla volontà di redimere tutti, non paga.
Anzi – dice ancora Di Giacomo – è di cattivo esempio. Una volta per tutte e questo è uno dei casi più eclatanti – conclude il segretario del S.PP. – va affermata con chiarezza la distinzione tra vittime e carnefici ristabilendo i reali ruoli.