“Tutto previsto. L’impennata dei contagi da Covid-19, nell’ultima settimana, negli istituti penitenziari non ha nulla di imprevedibile, mentre la prevenzione è a zero: i detenuti positivi salgono a 643 (la scorsa settimana se ne contavano 159). Fra loro, un caso con sintomi, ricoverato in ospedale.
Raddoppiato il numero dei contagi fra gli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria, che oggi risultano 618 (erano 305 una settimana fa); 23 i sintomatici, di cui uno ricoverato in una struttura ospedaliera”.
Lo riferisce il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo aggiungendo che “dall’inizio dell’anno sono già quattro i decessi accertati tra i detenuti a causa del Covid (S. Maria C.P., Napoli Poggioreale, Ivrea e Ferrara) mentre per un numero elevato di casi di morte si attendono ancora le perizie mediche. Anche in quest’ultima settimana i focolai maggiori sono negli istituti di Campania e Sicilia.
Lo abbiamo denunciato, inascoltati, da settimane mettendo in guardia Amministrazione Penitenziaria e Ministeri di Giustizia e Salute: con la crescita esponenziale dei positivi “fuori” il carcere non può essere considerato immune, tanto più che è stata abbassata l’attenzione sulla prevenzione e il controllo, con la scomparsa di mascherine e prodotti igienizzanti.
E’ una delle due facce della stessa medaglia-emergenza di questa estate (l’altra è le continue aggressioni al personale) – con cinque suicidi dal 28 giugno al 7 luglio, una dozzina di casi di celle incendiate, almeno cinque episodi di aggressione a personale penitenziario la settimana, sei risse tra detenuti di clan rivali o tra detenuti italiani ed extracomunitari nel giro di pochi giorni – aggravata dalle condizioni di vecchissimi istituti penitenziari che sono ancora in attesa degli otto nuovi padiglioni promessi dal Ministro Cartabia, insieme al Premier Draghi, esattamente un anno fa.
Con l’aggravante – afferma Di Giacomo – che risulta complicato isolare i positivi per la carenza di spazi che invece il Ministero ha individuato con le “casette per l’amore.
Per Di Giacomo “a rendere la situazione ancora più complicata – aggiunge – è la notizia, in contemporanea ai focolai nei penitenziari, del licenziamento dei 1000 Operatori socio sanitari (Oss) assunti tramite l’ordinanza 665 della Protezione civile del 22 aprile del 2020 proprio durante la prima ondata di pandemia per garantire controllo ed assistenza dei detenuti.
Si tratta di personale sanitario indispensabile considerata la continua e costante emergenza di personale che caratterizza il sistema sanitario in carcere. Un contesto drammatico non solo per il Covid quanto per la diffusione nei penitenziari di malattie infettive come l’hiv, l’epatite B e C e la tubercolosi”.