La notte di terrore vissuta nell’ospedale di Terni, dove due detenuti hanno aggredito un’infermiera, due agenti di polizia penitenziaria e una ragazza, nel tentativo di fuga, dovrebbe convincere l’Amministrazione Penitenziaria a non sottovalutare ulteriormente i problemi della sicurezza dentro e fuori le nostre carceri. A sostenerlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo per il quale agli organici ridotti all’osso si sottrae personale per accompagnare detenuti fuori dagli istituti di pena in strutture sanitarie come per esigenze giudiziarie con il risultato di mettere a rischio personale e cittadini. Quando si sveglierà il Ministero di Grazia e Giustizia? C’è bisogno di altri “casi Terni”? Sono le domande che facciamo interpretando il diffuso malessere dei nostri colleghi che quando reagiscono per bloccare fughe o sedare aggressioni finiscono dalla parte degli imputati. Purtroppo – precisa Di Giacomo – è stata già dimenticata la vicenda, più o meno simile a quella di Terni, dell’agente del carcere di Campobasso che per avere fatto il suo dovere e bloccare un tentativo di fuga di un detenuto, anche lui di ritorno da una visita in ospedale, è stato sospeso dal servizio. Ma da che parte sta lo Stato, dalla parte dei detenuti o del personale penitenziario? E non credo che per darne prova ci sia bisogno di indossare la nostra divisa come è consuetudine tra ministri di questo Governo. Per questo, per far sentire il fiato sul collo dei responsabili e continuare a tutelare e difendere il personale tutto, prosegue il nostro tour “Noi le vittime Loro i carnefici” in svolgimento tra le carceri italiane. In proposito ci fa piacere registrare messaggi di sostegno e di incoraggiamento che ci pervengono quotidianamente dai cittadini di ogni parte d’Italia che hanno recepito il nostro messaggio: non ci può essere sicurezza nelle città se prima non si assicura sicurezza in carcere dove a dettar legge sono boss e gruppi criminali. Purtroppo – conclude il segretario del S.PP. – la situazione è completamente sfuggita di mano perché dentro e fuori il carcere lo Stato mostra il volto buono con detenuti e criminali continuando ad operare in totale stato confusionale su chi sono le vittime e chi invece i carnefici.