E’ stato ferito di striscio ad una gamba da uno dei colpi di pistola esplosi da un agente, mentre si allontanava con la macchina rubata ad una donna, a cui aveva anche affibbiato un morso, uno dei due detenuti che ha tentato l’evasione nella serata di martedì 13 marzo 2019 dall’ospedale di Terni. L’uomo, il 51enne Angelo Abate, originario di Cosenza, che sta scontando una pena nel carcere di Spoleto anche per reati di tipo mafioso, è stato intercettato subito dopo da una Volante, quando si era appena immesso sul raccordo Terni-Orte, all’altezza della prima stazione di servizio. L’altro detenuto che ha tentato la fuga dalla stanza di degenza penitenziaria del Santa Maria, il 34enne romano Alessio Cesarini, in ospedale per avere ingoiato delle lamette ed altri oggetti, è stato invece subito bloccato, quando ancora era all’interno del nosocomio. Intanto sulla vicenda arrivano le dure prese di posizione dei sindacati della Polizia penitenziaria. “La notte di terrore vissuta nell’ospedale di Terni, – argomenta il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo – dovrebbe convincere l’amministrazione penitenziaria a non sottovalutare ulteriormente i problemi della sicurezza entro e fuori le nostre carceri. Gli organici sono ridotti all’osso, si sottrae personale per accompagnare detenuti fuori dagli istituti di pena in strutture sanitarie come per esigenze giudiziarie con il risultato di mettere a rischio personale e cittadini. Quando si sveglierà il Ministero di Grazia e Giustizia? C’è bisogno di altri ‘casi Terni’? Sono le domande che facciamo interpretando il diffuso malessere dei nostri colleghi che quando reagiscono per bloccare fughe o sedare aggressioni finiscono dalla parte degli imputati”.