Il suicidio di un collega – quello dell’agente penitenziario di Is Arenas, in Sardegna, il quarto di quest’anno – è sempre difficile e doloroso da commentare ma, per chi ha responsabilità di rappresentanza sindacale, è soprattutto una nuova e doverosa occasione per interrogarsi sulle motivazioni e per riaccendere l’attenzione sulle condizioni di lavoro del personale penitenziario sempre più segnate da turni estenuanti anche per la carenza di personale e da stress determinato dalle continue aggressioni da parte di detenuti.
Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP., Aldo Di Giacomo, per il quale diventa indispensabile indagare motivi e cause allargando l’indagine a tutti i Corpi di uomini e donne in divisa.
Secondo l’Osservatorio Suicidi in Divisa in questi primi nove mesi dell’anno sono già 51 i suicidi; l’anno scorso i suicidi erano stati 57, nel 2020 sei in meno e l’anno prima ben 69.
Significativo, in quanto buona base di partenza, è il parere di chi ha curato questo studio: “I fattori patologici sono riconducibili ad alcune gravi e anacronistiche storture presenti nel mondo militare e delle forze di polizia: trasferimenti di sede, giudizi caratteristici, sanzioni disciplinari e benemerenze”.
Dunque non può che crescere la nostra preoccupazione specie per alcuni fattori tra i quali l’età media alta, organici ridotti, turni massacranti, le sanzioni e i provvedimenti disciplinari. il numero dei “suicidi in divisa” ha un trend allarmante in quanto tra il personale delle forze armate e di sicurezza i suicidi sono in aumento.
Nell’anno in corso siamo già a 51: dieci carabinieri, di cui quattro forestali, sei finanzieri, tre militari dell’Esercito, quattro agenti della Polizia Penitenziaria (più un tentativo di suicidio); diciotto appartenenti alla Polizia di Stato, di cui uno da poco in pensione (+3 tentativi di suicidio), cinque agenti della Polizia Locale, due guardie giurate, due vigili del fuoco e un militare dell’Aeronautica.
I “freddi numeri” – aggiunge Di Giacomo – non danno l’idea precisa del dramma umano che vive chi arriva alla scelta di togliersi la vita. Quello che si può e si deve fare e lo chiediamo al Parlamento che sta per insediarsi come lo chiederemo al nuovo Governo – è predisporre misure ed azioni, anche in campo di assistenza socio-sanitaria e psicologica, per rendere il lavoro degli uomini e delle donne in divisa prima di tutto più sicuro e meno stressante.
La campagna elettorale è finita: si passi ai fatti.
Ci sono azioni, misure, provvedimenti che si possono e si devono attuare nei primi 100 giorni di attività del nuovo Parlamento e del nuovo Governo nell’interesse di tutti i servitori dello Stato.