“La mini rivolta, sempre con lo stesso “copione” dell’incendio appiccato in cella, nel carcere minorile napoletano di Nisida dove due detenuti extracomunitari con problemi psichiatrici hanno dato fuoco a materassi e cuscini della stanza detentiva mettendo a rischio l’incolumità di colleghi, dopo Potenza e Acireale è il terzo caso in pochi giorni.
Questa volta però sono scattati due fattori di cui tenere conto: il disagio di giovani extracomunitari con i quali non si riesce nemmeno a parlare e il disagio mentale che come per i detenuti adulti va curato non certo nelle carceri”.
Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo che aggiunge: “quella dell’istituto per minori è l’altra faccia della medaglia dell’emergenza carceri che gli agenti non possono fronteggiare da soli ancor più se, come a Nisida e Acireale, i giovani detenuti hanno anche problemi di salute mentale”.
Oggi nei 17 Istituti Penali per minorenni ci sono circa 300 giovanissimi in strutture che si rilevano ampiamente inadeguati per il delicato compito di rieducazione sociale dei minori.
“L’attuale sistema carcerario per minori non solo non serve a nulla ma si rivela una sorta di scuola per delinquere: il 90% di chi entra in un istituto per minori si avvia verso una “carriera criminale” passando come stadio successivo immediato al carcere normale. Il 70% dei ragazzi entra per custodia cautelare, con una permanenza media di poco superiore ai 100 giorni.
“Per noi – dice il segretario S.PP. – le misure da mettere in campo sono decisamente più complesse.
Sarebbe troppo facile estendere la platea di minori perseguibili.
Il primo problema è infrastrutturale oltre che di personale. Abbiamo ascoltato dal neo Ministro Nordio programmi di nuova edilizia carceraria anche per archiviare il piano di 28 milioni di euro per le casette per l’amore volute dal precedente Ministero.
Tra le priorità è necessario pensare agli istituti per minori per potenziarne il ruolo effettivo di rieducazione oltre all’adeguamento delle strutture carcerarie esistenti, fatiscenti e vetuste.
Dopo il fallimento della cosiddetta “riforma Cartabia” e quello che accade nelle carceri – dice Di Giacomo – Ministro e nuovo Parlamento devono caricarsi anche l’impegno di cambiare gli istituti per minori”.