“La rivolta dei detenuti nordafricani nel carcere di Sanremo ha due aspetti inquietanti: l’alto numero di detenuti africani (almeno 10 mila) nei nostri istituti di pena che pone un quotidiano problema di controllo per il personale penitenziario che non dispone degli strumenti per farlo e nemmeno di interpreti; le ore di trattativa che si sono svolte. È intollerabile che chi ha responsabilità di amministrazione penitenziaria nel nostro Paese scenda a trattative con detenuti violenti sino a patteggiare. Si è persa l’occasione di dimostrare che lo Stato fa rispettare la legge in carcere e quindi di fronte ad una rivolta particolarmente violenta interviene con tutti i mezzi e gli strumenti a disposizione per punire i responsabili. Il sovraffollamento che vive il carcere di Sanremo aggravato dalla difficoltà di trasferimenti a causa del crollo del ponte di Genova non è una scusante tenuto conto che il sovraffollamento è un fenomeno sempre più diffuso. Il S.PP. ha deciso di organizzare un mese di mobilitazione con un presidio davanti al ministero della giustizia perché quanto accaduto nel carcere di Sanremo non solo non si ripeta mai più, ma perché non possono essere sempre gli uomini e le donne della polizia penitenziaria a rischiare la propria vita per far rispettare la legalità compito principale che spetta allo Stato”. Continua Di Giacomo: “lo Stato non ha più nessun controllo nelle carceri Italiane. Ogni giorno 20 poliziotti ricorrono alle cure mediche per essere stati picchiati da detenuti. In un anno 750 telefoni trovati, 11 chili di droga, 30 reati al giorno commessi in carceri senza considerare le violenze tra detenuti (violenze sessuali, fisiche ecc.) sui quali i dati sono non pervenuti. Basta sorveglianza dinamica, si torni alle celle chiuse subito. È ora di dire basta e tracciare una linea precisa tra vittime e carnefici. Aldo DI Giacomo