“Sono poche centinaia gli agenti penitenziari che devono ancora fare la prima vaccinazione per i quali, come per tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine, da oggi scatta l’obbligo del vaccino e quindi l’avvio della procedura di sospensione dal servizio.
Ci preoccupa molto di più invece il raddoppio di casi Covid tra gli agenti nel giro di poche settimane.
Ogni giorno ci giungono segnalazioni allarmanti: una trentina a S. Vittore-Milano, una ventina a Santa Maria Capua Vetere dove si registra il focolaio forse più grave”.
Così il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo per il quale “alla costante e quotidiana riduzione di personale si deve aggiungere un numero sempre in aumento di agenti positivi e tenuti ad osservare le prescrizioni anti Covid e quindi la cosiddetta quarantena assentandosi dal servizio”.
“In questa situazione i tentativi di rivolta e di aggressioni anch’essi in crescita esponenziale, come avvenuto nelle ultime 48 ore a Terni, Santa Maria Capua Vetere e a Genova, in aggiunta al caso di Taranto – continua il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria – impone una maggiore attenzione per quanto sta accadendo nelle carceri e di conseguenza un numero di personale, che già risente della nota e storica carenza, decisamente maggiore per fronteggiare le rivolte.
Per la sorveglianza delle carceri – afferma Di Giacomo – si preannuncia dunque un Natale complesso. Non riusciamo a capire come sarà possibile far fronte ad una situazione davvero complicata persino per i normali turni di servizio.
Sono questi i veri problemi oggi da affrontare senza spostare l’attenzione sul personale cosiddetto no-vax, un’autentica minoranza, tenuto conto che il 90% degli agenti ha già fatto la seconda dose di vaccino.
A tutto questo vanno aggiunte le previsioni degli esperti che lasciano prefigurare il “picco” dei contagi nelle carceri tra la prima metà e la fine del mese di gennaio.
Sconcerta – dice Di Giacomo – l’atteggiamento dei Ministeri Grazia e Giustizia e Sanità che proseguono su due livelli: un nuovo giro di tamponi tra i detenuti e le quotidiane minacce di sospensione dal servizio per il personale che non si è vaccinato.
Praticamente lo “zero assoluto” sul piano del contenimento del contagio e di conseguenza la gestione della nuova ondata pandemica nelle carceri.
È una situazione – dice Di Giacomo – che riprova la tesi coltivata da parte dello Stato del carcere completamente avulso dal resto della città dove invece si punta ad accrescere controlli e azioni di contrasto al Covid.
A noi pare di cogliere – afferma il segretario generale del Sindacato Penitenziari – una sorta di paura dello Stato che non ha alcuna intenzione di introdurre prescrizioni rigorose sul doppio piano giuridico e sanitario per i colloqui in carcere temendo la reazione di quei clan di criminali che continuano a dimostrare di comandare e controllare i penitenziari”.