“L’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Potenza che ha portato all’arresto di 11 persone, appartenenti a gruppi criminali campani e pugliesi, già detenute e protagoniste della rivolta nel carcere di Melfi del 9 marzo del 2020, in cui alcuni agenti di polizia penitenziaria e personale sanitario vennero sequestrati per nove ore nelle celle, finalmente ribalta la tesi volutamente diffusa dall’opinione pubblica dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere che il personale penitenziario è fatto di “picchiatori” di detenuti.
Il nostro auspicio è che diventi un caso nazionale per ristabilire la verità e per rivedere diverse situazioni come quella dell’inchiesta di San Gimignano dove gli agenti per aver contrastato le rivolte sono tuttora indagati”.
Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo sottolineando che “come ha ammesso il Procuratore distrettuale antimafia di Potenza, Francesco Curcio in conferenza stampa, per la prima volta in Italia sono contestati a detenuti i reati di sequestro di persona a scopo di coazione e devastazione. Apprendiamo dunque che quanto denunciamo da tempo, inascoltati, trova conferma attraverso il prezioso lavoro di magistrati ed inquirenti che hanno ricostruito tutta la dinamica e le fasi della protesta.
Quanto accaduto nel carcere di Melfi nella “stagione delle rivolte” è avvenuto in numerosi istituti penitenziari italiani che hanno visto gli agenti abbandonati a sé stessi per difendere lo Stato come hanno potuto. Non si dimentichi che lo Stato a Melfi è stato costretto a trattare con i violenti della rivolta per ottenere la liberazione dei nostri colleghi.
Altrettanto significativa – aggiunge Di Giacomo – è la notizia dell’archiviazione disposta dagli stessi magistrati potentini dell’inchiesta sulle presunte violenze commesse da agenti della polizia penitenziaria durante il trasferimento, avvenuto pochi giorni dopo, di alcuni indagati per la rivolta dal carcere di Melfi ad altri istituti penitenziari.
Il Procuratore ha messo in evidenza che sono state fatte indagini per accertare eventuali responsabilità degli agenti, sono stati ascoltati i detenuti che hanno presentato denuncia e sono stati esaminati i certificati medici.
Non sono stati rilevati riscontri a sostegno delle accuse di violenza.
Non ci resta che esprimere un plauso al lavoro svolto dai magistrati che fa giustizia di troppe falsità ed accuse mosse contro gli agenti penitenziari”.