“La vile aggressione a Roma, ad opera di un gruppo di una cinquantina di presunti tifosi, al carabiniere in pattuglia, è un gravissimo caso di “legittima indifesa” perché il carabiniere, come accade quotidianamente negli Usa, avrebbe dovuto usare la pistola d’ordinanza per imporre di fatto il ripristino della legalità violata”. È il commento del segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo.“ Leggo – aggiunge – che il Ministro della Difesa sta pensando ad un encomio per la “lucidità” e la “professionalità” dimostrate dal carabiniere che ha rischiato la vita. Per quanti tra le forze dell’ordine e nelle carceri italiane fanno il proprio dovere al servizio dello Stato e dei cittadini non c’è certamente bisogno di premi, quanto piuttosto di atti e provvedimenti concreti del Governo di tutela autentica per il proprio lavoro. Solo qualche settimana fa si riteneva che l’introduzione della pistola taser, secondo quanto deciso dal Ministro dell’Interno Salvini, avrebbe risolto ogni problema di ordine pubblico e di tutela delle forze dell’ordine specie nelle città più grandi. Evidentemente non è così e bisogna ricredersi dotando gli uomini e le donne che fronteggiano malviventi, delinquenti e balordi di mezzi e strumenti adeguati tra l’altro da poter usare e non certamente da tenere in semplice dotazione”. Un appello viene dal segretario del S.PP. ai cittadini romani a “partecipare attivamente alle indagini collaborando per identificare il gruppo di aggressori, anche se – dice Di Giacomo – resta l’amarezza perché in un Paese come il nostro dove non c’è alcuna distinzione tra vittima e carnefice una volta arrestati in cella o meglio agli arresti domiciliari ci resteranno ben poco tempo”.