La rivolta dei detenuti del carcere di Poggioreale, che si è conclusa senza feriti solo per l’alta professionalità del Personale Penitenziario, al di là della o delle motivazioni specifiche che l’ha scatenata, è la spia delle tensioni che la stagione estiva amplifica a causa dei problemi strutturali che il caldo e le sempre più precarie condizioni degli istituti penitenziari acuiscono.
A sostenerlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) sottolineando che è sempre il personale di polizia penitenziaria a subire direttamente le conseguenze di una situazione diventata intollerabile soprattutto nei 15 istituti penitenziari campani con turni massacranti e quotidianamente a rischio aggressioni.
La causa principale – aggiunge – è la disattenzione della politica mischiata ad un atteggiamento buonista sintetizzabile dietro la presunzione di rieducare tutti i detenuti e malviventi persino stranieri nonostante gli efferati crimini commessi e ripetuti.
È dunque questo il sistema che non funziona. Abbiamo sempre considerato la rieducazione un elemento essenziale per rendere moderna ed efficace la detenzione ma non può diventare metodo di ricerca di una sorta di “rieducazione per forza” e per tutti.
Un caso emblematico viene proprio dalla Campania dal progetto di carcere sperimentale a Nola che dovrebbe, secondo le intenzioni, favorire “più celermente” il reinserimento sociale dei detenuti.
In tema di aggressioni di agenti penitenziari da parte dei detenuti che a Poggioreale è comunque e sempre un’emergenza – continua Di Giacomo – non possiamo più accontentarci del generico e ripetuto impegno del Ministero e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a produrre attraverso il gruppo di lavoro istituito un progetto condiviso con i sindacati.
Dal Governo e nello specifico dal Ministro Bonafede – aggiunge il segretario del Sindacato Penitenziari – aspettiamo che si passi dalle dichiarazioni di buona volontà ai primi provvedimenti concreti in grado di affrontare da subito i quotidiani episodi di aggressione a guardie carcerarie e di risse tra detenuti di varie etnie.
Primo fra tutti quello che il Ministro della Giustizia ha annunciato in Parlamento per il trasferimento dei detenuti stranieri nei Paesi di origine anche senza il loro consenso.
Non si sottovaluti: un terzo della popolazione carceraria in Italia è composto da detenuti stranieri, si tratta di circa 20 mila detenuti stranieri ed ognuno di essi costa alla collettività circa 137 euro al giorno.
L’Italia non può più permettersi questa spesa, tanto più se si considera che siamo oggetto di sanzioni per il sovraffollamento carcerario.