“La rivolta nel carcere di Terni con dodici colleghi che hanno dovuto ricorrere a cure sanitarie, ai quali va tutta la nostra solidarietà, è un pesante segnale per il Parlamento appena insediato e per il Governo che sarà presto formato.
Cancellare anni di irresponsabilità politico-istituzionale e di lassismo sulle emergenze del nostro sistema penitenziario non sarà facile ma bisogna cominciare a farlo”.
Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria per il quale “dopo l’estate “bollente” e non certo per le temperature che abbiamo vissuto in tutte le carceri del Paese sino a questi giorni con il record di suicidi tra i detenuti (70) a cui si aggiungono quattro suicidi tra il personale penitenziario, le attese e le aspettative per quello che accadrà nei prossimi mesi sono grandi.
Le aggressioni quasi quotidiane agli agenti e le numerose mini-rivolte avvenute sempre la scorsa estate sono la riprova che c’è più di un disegno della criminalità organizzata e dei detenuti più violenti, che contano sull’impunità per i reati commessi in carcere e che non hanno più nulla da perdere.
Si punta – dice Di Giacomo – alla prova di forza contro il nuovo Parlamento e il nuovo Governo per imporre amnistia, indulto e comunque provvedimenti di alleggerimento della pena da scontare, oltre che del regime duro (41 bis).
È per questo che, almeno noi, ci aspettiamo una risposta altrettanto forte che ristabilisca legalità e soprattutto il controllo dello Stato nelle carceri mettendo fine, una volta per tutte, al “comando” dalle celle di boss e capo clan.
Il Governo deve porre nell’agenda dei sui primi 100 giorni l’emergenza carceraria con misure sempre più urgenti. Non c’è più tempo da perdere come prova la rivolta di Terni.
Non è più tollerabile uno Stato che oltre a non garantire la legalità nelle carceri non riesce a garantire la sicurezza dei detenuti e dei suoi dipendenti (il personale penitenziario) testimoniando di aver rinunciato ai suoi doveri civici sino a far passare inosservata la “strage” di questa estate con detenuti di età sempre più giovane.
Le prime dichiarazioni della Premier in pectore Meloni – sostiene Di Giacomo, ricordando il tour che ha effettuato, nei mesi estivi, in una sessantina di carceri, le numerose azioni di protesta svolte e l’interlocuzione avviata con l’on. Meloni – lasciano ben sperare sulla effettiva volontà di voltare pagina.
Noi la mettiamo in guardia: non basta “stracciare” la cosiddetta riforma Cartabia e le circolari contradditorie ed inutili del DAP.
Ci sono azioni, misure, provvedimenti che si possono e si devono attuare subito, perché più passa tempo e più l’illegalità si diffonde con il rischio di ripetere quanto accaduto con le rivolte nella primavera del 2020.
Da servitori dello Stato l’impegno del personale penitenziario è rivolto a far rispettare la legalità e al contrasto a mafia e criminalità che, a nostro parere, deve svolgersi a partire dalle carceri.
Ma chiediamo di essere messi nelle condizioni di poterlo fare”.