Nel carcere di Agrigento tre detenuti hanno sfondato una parete per entrare in una sezione che è rimasta “occupata” per alcune ore.
Un insensato gesto di forza che ha richiesto il ricorso a personale penitenziario che non era in servizio per ristabilire la normalità e trasferire i tre in altri penitenziari.
A riferirlo è il Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – in una nota a firma del segretario generale Aldo Di Giacomo: “Ormai non c’è più nulla da stupirsi perché in carcere accade di tutto e di più con i detenuti che continuano a manifestare il proprio controllo e a muovere l’attacco allo Stato sino a sfondare mura o ad evadere come è accaduto in altri istituti.
Un episodio che rileva la situazione esplosiva determinata nei penitenziari italiani con un clima di tensione alle stelle che sarà sempre più incontenibile senza provvedimenti e strumenti di assoluta urgenza”.
Per Di Giacomo l’atmosfera diffusa nelle carceri è persino peggiore a quella della primavera 2020 che ha segnato la stagione delle violente rivolte a catena. Clan, gruppi malavitosi, organizzazioni mafiose soprattutto nelle carceri siciliane stanno approfittando della “debolezza” manifestata dallo Stato per rinnovare la sfida come testimoniano gli atti di violenza tra detenuti e contro il personale penitenziario, in quest’ultimo caso declassati a “fatti di ordinaria amministrazione” e persino l’atteggiamento di sberleffo per l’abbattimento di pareti.
Una situazione simile – dice Di Giacomo – non era mai accaduta prima con gli agenti in balia dei criminali e costretti a difendersi come possono dalla diffusione della variante pandemica.
Le azioni annunciate dalla Ministra Cartabia che da tempo ascolta solo i Garanti dei Detenuti – continua il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria – vanno in tutt’altra direzione, quella dell’apertura di celle e portoni ai detenuti.
La riduzione della popolazione carceraria in sostanza è considerata l’unica strada da seguire.
Si sottovaluta il segnale inviato ai cittadini dal carcere dove tutto si può fare e quindi le famiglie vittime di mafia sono avvertite.
È bene che i cittadini si rendano conto che nelle carceri non sono reclusi vittime o angeli, ci sono autori di crimini efferati per i quali da tempo invece si sostengono la clemenza e provvedimenti di indulto.
Noi non ci stiamo a mettere sullo stesso piano i servitori dello Stato e i criminali che pretendono il controllo del carcere e sono un costante pericolo dell’ordine pubblico e la minaccia per la libera convivenza dei cittadini.
Soprattutto dopo gli impegni solenni del presidente Draghi e del ministro Cartabia, è ora che ci si occupi seriamente dei problemi del sistema penitenziario senza illudersi che sfollando le celle, tutto si risolva di colpo”.