Non saranno certamente i 13 nuovi agenti destinati a Poggioreale a risolvere – come dimostrano le continue rivolte, il clima di forte tensione, le proteste dei familiari dei detenuti – la drammatica emergenza di questo carcere tristemente “simbolo” del sistema penitenziario italiano abbandonato al suo destino perché non rientra nel cosiddetto “contratto di programma” alla base di questo governo. È quanto ha sostenuto Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria, nella tappa di oggi a Napoli (dopo quella di Foggia) del tour della campagna “Noi le vittime loro i carnefici” promossa dal S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria).
Di Giacomo ha spiegato ai giornalisti le motivazioni della scelta di lanciare una mobilitazione che coinvolgerà nei mesi di luglio ed agosto, il tradizionale periodo di ferie degli italiani, “ma non per noi”, gran parte degli istituti di pena.
A differenza dell’Amministrazione Penitenziaria che ha organizzato qualche giorno fa a Roma la mega festa dell’Anniversario del Corpo e di altri sindacati che, dopo aver condiviso lo spirito della festa, al massimo si limitano al comunicato di circostanza, vogliamo testimoniare vicinanza ed impegno a tutti i nostri colleghi che vivono una condizione di “sequestrati” dai carcerati diventando le prime “vittime” dei “carnefici”.
Non avevamo dubbi che la visita del Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Basentini a Poggioreale, a qualche giorno di distanza dalla rivolta dei detenuti, che – va sottolineato – si è conclusa senza feriti solo per l’alta professionalità del Personale Penitenziario, si risolvesse in impegni e promesse non mantenuti.
Non so se nel cronoprogramma di lavori promesso, sia pure per uno solo dei padiglioni, rientra anche l’installazione dell’impianto di aria condizionata ma – aggiunge – la verità innegabile è che questo carcere somiglia al terzo anello dell’Inferno di Dante e andrebbe solo chiuso.
Quanto accaduto con la rivolta, al di là della o delle motivazioni specifiche che l’ha scatenata, è la spia delle tensioni che la stagione estiva amplifica a causa dei problemi strutturali che il caldo e le sempre più precarie condizioni degli istituti penitenziari acuiscono e che ci fa prevedere un’estate con più casi di rivolta perché è sufficiente una scintilla a scatenarle.
A Poggioreale il caldo soffoca i detenuti sino a 15 per cella in condizioni igienico-sanitarie che si possono considerare, eufemisticamente, precarie oltre ai problemi di convivenza con detenuti immigrati.
Sarebbe stato meglio non fare la visita se – dice il segretario del Sindacato Penitenziari – la conclusione denota l’incapacità a dare soluzioni con un’evidente inadeguatezza del Ministro Bonafede a pensare cosa fare mentre è sempre il personale di polizia penitenziaria a subire direttamente le conseguenze di una situazione diventata intollerabile soprattutto nei 15 istituti penitenziari campani con turni massacranti e quotidianamente a rischio aggressioni.
La causa principale – aggiunge – è la disattenzione della politica mischiata ad un atteggiamento buonista.
E figuriamoci cosa potrebbe accadere ancora se il “piano” del Ministro Salvini di rinchiudere 12 mila persone che hanno subito condanne venisse realmente attuato. Dal Governo e nello specifico dal Ministro Bonafede – aggiunge il segretario del Sindacato Penitenziari – aspettiamo che si passi dalle dichiarazioni di buona volontà ai primi provvedimenti concreti in grado di affrontare da subito i quotidiani episodi di aggressione a guardie carcerarie e di risse tra detenuti di varie etnie.
Primo fra tutti quello che il Ministro della Giustizia ha annunciato in Parlamento per il trasferimento dei detenuti stranieri nei Paesi di origine anche senza il loro consenso. Non si sottovaluti: un terzo della popolazione carceraria in Italia è composto da detenuti stranieri, si tratta di circa 20 mila detenuti stranieri ed ognuno di essi costa alla collettività circa 137 euro al giorno. L’Italia non può più permettersi questa spesa, tanto più se si considera che siamo oggetto di sanzioni per il sovraffollamento carcerario”.
Per tutto questo dopo la lettera inviata al Presidente della Repubblica Mattarella per un suo autorevole intervento ci siamo rivolti a Papa Francesco per la situazione drammatica che vive il sistema carcerario italiano. Gli agenti di Polizia Penitenziaria, riprendendo il bellissimo richiamo del Papa agli immigrati, sono ultimi tra gli ultimi, e quotidianamente impegnati a salvare la vita di detenuti che, sempre più frequentemente, si suicidano o tentano il suicidio nelle celle.
Facciamo di tutto, con gli scarsissimi mezzi a disposizione, per alleviare le condizioni disumane di detenzione, come riconosce la Commissione di Giustizia de L’ Aja che ha condannato lo Stato Italiano, e soprattutto ci prodighiamo per prevenire tensioni, risse e aggressioni.
Una situazione esplosiva che l’afa degli ultimi giorni sta aggravando e che abbiamo continuamente segnalato all’Amministrazione Penitenziaria e agli uffici del Ministero di Grazia e Giustizia senza però ricevere alcuna risposta.
Adesso basta – conclude Di Giacomo – noi faremo sentire la voce delle vittime del sistema carcerario che sono principalmente agenti, personale tutto e detenuti che invece di rieducazione trovano sofferenza.