“Il carcere è sempre più il ring per regolare i conti tra clan: quanto successo nell’istituto di Salerno tra clan salernitani e napoletani è solo uno dei tanti episodi di risse, violenze per imporre la supremazia dentro e mandare un messaggio di potere fuori e riaffermare il comando sui territori”.
A sostenerlo è il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo per il quale “non può stupirci dunque la collocazione del sistema penitenziario italiano tra i peggiori d’Europa e non solo per il tasso di affollamento che in alcuni istituti è superiore al 150%.
Ma il filo conduttore di gran parte degli eventi violenti – aggiunge Di Giacomo – è l’impunità di cui può godere il detenuto che commette reati in carcere e sa di farla franca.
Persino i gravissimi atti di rivolte avvenute nel 2020 con agenti e personale preso in ostaggio, devastazioni e giornate di “autogestione” attendono di essere ancora perseguiti.
Siamo alla prova provata che la politica ha buttato la spugna e preferisce chiudere gli occhi salvo ricorrere a qualche presa di posizione formale di fronte ad episodi eclatanti.
Persino i Garanti dei detenuti hanno da tempo abdicato al proprio ruolo e si limitano ad esprimere indignazione, mentre ogni anno vengono spesi circa 3 miliardi e mezzo di euro per il funzionamento delle carceri, con la nota carenza di organici e poche figure di educatori e mediatori”.
In quattro mesi e mezzo nelle carceri italiane ci sono stati 25 suicidi (su 50 decessi in totale) poco meno del 50% di quelli registrati in tutto il 2021, almeno un centinaio di aggressioni al personale penitenziario, una trentina di eventi incendiari di celle, una dozzina di tentativi di rivolte, innumerevoli stupri e atti di violenza sessuale quasi tutti non denunciati: numeri che messi insieme fanno impallidire persino i sistemi carcerari dei Paesi sudamericani”.