A Rebibbia il pronto intervento di un agente ha evitato l’ennesimo suicidio di un detenuto che ha tentato di impiccarsi con lenzuola legate alle sbarre.
Lo riferisce il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo aggiungendo che l’agente, che da solo ha il controllo di un centinaio di detenuti, ha sventato il suicidio di un uomo di 69 anni, che deve scontare una pena sino al 2025 per rapina e ricettazione.
E’ ancora una volta il personale penitenziario a fare da argine – aggiunge – contro il fallimento totale dello Stato, incapace di attuare misure e forme di prevenzione.
Basti pensare che sono 43 i suicidi avvenuti nei penitenziari italiani dall’inizio dell’anno e che nel 2020 sono stati 61, con un tasso risultato sinora significativamente superiore agli anni passati, attestandosi a 11 casi di suicidio ogni 10.000 persone, a cui aggiungere una media di 23,86 casi di autolesionismo ogni 100 persone detenute.
Gli episodi di autolesioni ad opera di detenuti con difficoltà psichiatriche sono circa dieci ogni giorno, quattro sono le aggressioni che quotidianamente i poliziotti penitenziari subiscono da detenuti con problemi psichiatrici e due in media sono i tentativi di suicidio che la polizia penitenziaria riesce ad evitare”.
Di Giacomo evidenzia che come spiegano psichiatri e psicologi le persone protagoniste del suicidio portano con sé problematiche già pregresse, gravi, rispetto a cui l’esperienza detentiva costituisce un elemento determinante nella decisione di tentare l’estremo gesto.
Sappiamo che la ministra Marta Cartabia ha chiesto al DAP un rapporto sui suicidi degli ultimi cinque anni per comprenderne le cause e individuare quali interventi possono essere implementati. Il primo elemento negativo è la carenza di organico: disponiamo di 1 operatore-educatore ogni circa 92 detenuti, mentre i servizi di assistenza psicologica sono ridotti a casi sporadici.
Altro punto nero è da ricercare nell’inadeguatezza dell’edilizia penitenziaria che non consente l’individuazione di cosiddetti “spazi trattamentali”.
Di fronte a questo orrore quotidiano non ci sono più alibi: noi continuiamo a denunciare le responsabilità e a richiedere l’apertura di un tavolo di confronto oltre che con il Ministro Cartabia coinvolgendo il Ministro della Salute Roberto Speranza.