“Il traffico di droga e cellulari a Poggioreale che coinvolge anche il Garante dei Detenuti nominato dal precedente sindaco del Comune di Napoli scoperchia la realtà di questo carcere dove, come accade in quelli campani, stupefacenti e telefonini circolano in quantità”.
Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo che aggiunge: “in questa inchiesta giudiziaria va rapidamente accertata la responsabilità del Garante, figura che in più occasioni abbiamo criticato per atteggiamenti e comportamenti disinvolti, sino a chiederne, in tempi non sospetti, la rimozione.
Le accuse contro di lui sono particolarmente pesanti e non nuove, come conferma la precedente condanna per alcuni anni per droga. Tra l’altro è incomprensibile che sia rimasto al suo posto nonostante il cambio di Amministrazione Comunale a Napoli.
Una vicenda questa che attesta la totale incapacità della politica ad occuparsi seriamente del sistema penitenziario e rinnova la necessità per il nuovo Parlamento e il Governo che sarà nominato di rivedere la normativa sui Garanti dei Detenuti ai quali sono affidati troppi incarichi delicati per la sicurezza del carcere.
C’è poi da affrontare la complessa questione tossicodipendenti in carcere che resta ai livelli più alti degli ultimi 15 anni: sono circa 18mila, poco meno del 30% del totale. Altri 6mila in associazione con l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, 9%), un migliaio esclusivamente per l’art. 74 (1,5%).
È una presenza che resta maggiore anche rispetto al picco post applicazione della Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007), alimentata dal continuo ingresso in carcere di persone “tossicodipendenti”.
E si badi che il costo della sola carcerazione per droghe è oltre 1 miliardo di euro l’anno. E’ arrivato il momento – alcuni suicidi avvenuti lo impongono – afferma Di Giacomo – che la questione “detenuti tossicodipendenti” si affronti nei modi e con gli strumenti più idonei, tanto più che come riprovano i continui sequestri di stupefacenti nei nostri penitenziari c’è uno spaccio diffuso alimentato dai gruppi criminali che lo controllano dentro e fuori dal carcere.
Con l’aggravante che i detenuti tossicodipendenti sono i più fragili e usati come manovalanza per “lavori sporchi”, aggressioni ad agenti e mini rivolte.
Quanto alla diffusione dei telefonini sono indispensabili misure drastiche di controllo per mettere fine all’ingresso di cellulari con ogni mezzo, dai droni alle palle da tennis, alla consegna diretta.
È risaputo che boss e affiliati ai clan continuano a comandare operazioni e traffici sui territori con il telefono comodamente dalla cella”.