19 agosto 2022 Aldo Di Giacomo, in sciopero della fame: la tesi “giustificazionista” sulle rivolte nelle carceri del 2020 accresce la tensione e non fa giustizia su quanto è realmente accaduto

Attività, Comunicati

“Le conclusioni della commissione ispettiva del DAP sulle rivolte nelle carceri della primavera 2020 con il prevalere della tesi “giustificazionista” contribuiscono ad accrescere la tensione nei penitenziari e non fanno giustizia di quanto è realmente accaduto.

Troppo facile prendersela con il divieto ai colloqui dovuto alla pandemia e contraddire autorevoli magistrati antimafia che hanno invece individuato con chiarezza una regia mafiosa e criminale”.

È il commento del segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo che da ieri, da Poggioreale-Napoli, ha cominciato lo sciopero della fame ed ha rivolto un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“Una regia – dice Di Giacomo – riconducibile a clan mafiosi, camorristi, ‘ndranghetisti e della criminalità organizzata secondo un preciso disegno di approfittare dell’emergenza sanitaria per muovere un attacco, senza precedenti, allo Stato.

E se l’attacco non ha sortito i risultati voluti dai criminali è solo grazie al grande impegno e sacrificio del personale penitenziario che, come testimonia l’alto numero di feriti tra gli agenti, lo ha rintuzzato.

Altro che agenti “picchiatori” dei detenuti: la verità di quei fatti va perciò raccontata agli italiani perché sappiano che nelle carceri non ci sono “angeli” da perdonare e per i quali il clima buonista diffuso da tempo vorrebbe procedere ad una sorta di “liberi tutti.

E se dunque passa la tesi “giustificazionista” in questa estate “bollente” con 53 suicidi di detenuti, un agente aggredito ogni giorno, le decine di mini-rivolte scatenate nelle ultime settimane significano che il clima che si respira nelle carceri è persino peggiore di quello della primavera 2020 con il rischio altissimo di rinnovare la sfida allo Stato.

Ci sono pertanto ulteriori motivazioni a continuare la protesta che insieme a dirigenti sindacali e personale penitenziario mi vede impegnato in un tour tra le carceri con l’obiettivo principale di scuotere la coscienza di tutti, ma ancora una volta le istituzioni e la politica hanno la testa altrove, per la politica alle elezioni del 25 settembre.

Non possiamo più attendere il voto, un nuovo Parlamento e un nuovo Governo mentre detenuti più fragili (specie per problemi psichici) si tolgono la vita e mentre prosegue con ferocia la “caccia all’agente” e i capo clan comandano dalle celle.

Per queste ragioni – continua – ho scritto al Presidente Mattarella, il punto di riferimento più alto della democrazia, della legalità e del rispetto delle regole scritte (e non scritte) nella nostra Costituzione.

Uno Stato che oltre a non garantire la legalità nelle carceri non riesce a garantire la sicurezza dei detenuti e dei suoi dipendenti (il personale penitenziario) testimonia di aver rinunciato ai suoi doveri civici sino a far passare inosservata la “strage” di questa estate con detenuti di età sempre più giovane.

Da servitori dello Stato l’impegno del personale penitenziario è rivolto a far rispettare la legalità e al contrasto a mafia e criminalità che, a nostro parere, deve svolgersi a partire dalle carceri.

Ci sono azioni, misure, provvedimenti che si possono e si devono attuare subito perché più passa tempo e più l’illegalità si diffonde con il rischio di ripetere quanto accaduto con le rivolte nella primavera del 2020.

Il ruolo della Polizia Penitenziaria – conclude Di Giacomo – è essenziale per la sicurezza dello Stato a cominciare dalle carceri dove il controllo della legalità non esiste più da troppo tempo.

Il Segretario Generale

Dott. Aldo Di Giacomo

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