“Il suicidio ieri nel carcere di Piacenza di un detenuto extracomunitario fa salire a cinque i suicidi di detenuti dall’inizio dell’anno.
E proprio ieri nel Carcere Minorile di Palermo il pronto intervento degli agenti ha salvato un ragazzo dal tentativo di togliersi la vita.
Quello che abbiamo definito l’“anno horribilis” delle carceri, in meno di tre settimane del 2022, si presenta ancora più orribile con nove morti (quattro per cause naturali da accertare, di cui un detenuto a seguito delle percosse subite dal compagno di cella)”.
A sostenerlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo ricordando che nel 2021 i suicidi in carcere sono stati 54 e 88 le morti per cause naturali, per un totale di 132 vittime, mentre nel 2020 i suicidi sono stati 62 con un totale di 152 decessi a cui si aggiungono alcune decine di migliaia i casi di autolesionismo e il doppio i casi di interventi di agenti penitenziari che sono riusciti a sventare con prontezza e professionalità tentativi di suicidi.
“Solo qualche giorno fa commentando il nuovo suicidio abbiamo parlato di strage silenziosa ma nessuno avrebbe potuto prevedere che siamo ancora oltre e che non ci sono più termini per definire l’emergenza del sistema.
Gli istituti penitenziari necessitano, come abbiamo più volte chiesto ai Ministri Cartabia (Giustizia) e Speranza (Sanità) di personale medico e paramedico e di ambulatori attrezzati in primo luogo per le prime cure.
Uno Stato che non riesce a garantire la sicurezza della vita dei detenuti testimonia di aver rinunciato ai suoi doveri civici.
L’incapacità – continua Di Giacomo – è ancora più irresponsabile in questa nuova fase di diffusione della pandemia con oltre un migliaio tra agenti e detenuti positivi solo nell’ultima settimana.
Una realtà che segna un trend di contagi in forte aumento in queste festività destinato dunque ad avere conseguenze impattanti e ad aggravare la situazione già di eccezionale emergenza della gestione delle carceri.
Sminuire o nascondere la verità – aggiunge – può solo portare ad un’ulteriore sottovalutazione e a complicare le problematiche esistenti per la salute della popolazione carceraria e di chi lavora.