“Con un atteggiamento a metà strada tra il buonismo e l’ingenuità non si risolvono i gravissimi problemi del carcere di Poggioreale a Napoli come quelli degli altri istituti penitenziari italiani.
Anzi si aggravano”. E’ il commento di Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria), alla visita al carcere napoletano da parte del Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Basentini a qualche giorno di distanza dalla rivolta dei detenuti, che – va sottolineato – si è conclusa senza feriti solo per l’alta professionalità del Personale Penitenziario. “Non so se nel cronoprogramma di lavori promesso, sia pure per uno solo dei padiglioni, rientra anche l’installazione dell’impianto di aria condizionata ma – aggiunge – la verità innegabile è che questo carcere somiglia al terzo anello dell’Inferno di Dante e andrebbe solo chiuso.
Quanto accaduto con la rivolta, al di là della o delle motivazioni specifiche che l’ha scatenata, è la spia delle tensioni che la stagione estiva amplifica a causa dei problemi strutturali che il caldo e le sempre più precarie condizioni degli istituti penitenziari acuiscono e che ci fa prevedere un’estate con più casi di rivolta perché è sufficiente una scintilla a scatenarle.
A Poggioreale il caldo soffoca i detenuti sino a 15 per cella in condizioni igienico-sanitarie che si possono considerare, eufemisticamente, precarie oltre ai problemi di convivenza con detenuti immigrati. Sarebbe stato meglio non fare la visita se – dice il segretario del Sindacato Penitenziari – la conclusione denota l’incapacità a dare soluzioni con un’evidente inadeguatezza del Ministro Bonafede a pensare cosa fare mentre è sempre il personale di polizia penitenziaria a subire direttamente le conseguenze di una situazione diventata intollerabile soprattutto nei 15 istituti penitenziari campani con turni massacranti e quotidianamente a rischio aggressioni. La causa principale – aggiunge – è la disattenzione della politica mischiata ad un atteggiamento buonista.
E figuriamoci cosa potrebbe accadere ancora se il “piano” del Ministro Salvini di rinchiudere 12 mila persone che hanno subito condanne venisse realmente attuato. Dal Governo e nello specifico dal Ministro Bonafede – aggiunge il segretario del Sindacato Penitenziari – aspettiamo che si passi dalle dichiarazioni di buona volontà ai primi provvedimenti concreti in grado di affrontare da subito i quotidiani episodi di aggressione a guardie carcerarie e di risse tra detenuti di varie etnie. Primo fra tutti quello che il Ministro della Giustizia ha annunciato in Parlamento per il trasferimento dei detenuti stranieri nei Paesi di origine anche senza il loro consenso.
Non si sottovaluti: un terzo della popolazione carceraria in Italia è composto da detenuti stranieri, si tratta di circa 20 mila detenuti stranieri ed ognuno di essi costa alla collettività circa 137 euro al giorno.
L’Italia non può più permettersi questa spesa, tanto più se si considera che siamo oggetto di sanzioni per il sovraffollamento carcerario”.