Sulle rivolte avvenute in 49 istituti penitenziari italiani tra la prima e la seconda settimana di marzo 2020, in pieno lockdown, o meglio con il pretesto delle restrizioni per la pandemia, finalmente, ci avviciniamo alla verità.
Come abbiamo da sempre sostenuto e denunciato sin dall’inizio, unico sindacato della polizia penitenziaria, le indagini della Procura nazionale antimafia e di numerosi magistrati confermano e avvalorano la nostra tesi: dietro le rivolte c’è stata la regia di mafia, camorra, ndrangheta, organizzazioni locali della criminalità.
Lo afferma il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo sottolineando che: “il sindacato, che si occupa oltre della tutela del personale penitenziario di studiare il sistema carcerario con le sue continue evoluzioni e trasformazioni, ha raccolto ed interpretato segnali specifici provenienti dallo svolgimento delle rivolte, non a caso scoppiate in contemporanea.
Del resto le continue minacce e intimidazioni che mi hanno colpito negli ultimi anni – aggiunge Di Giacomo – sono la più evidente testimonianza del ruolo che svolgiamo per affermare la legalità dentro e fuori le carceri, dalla parte dei servitori dello Stato e dei cittadini, soprattutto delle vittime di criminali.
Riconosciamo il prezioso lavoro svolto dalla magistratura che continua a scavare a fondo nelle fasi che hanno preceduto e dato seguito alle rivolte ma purtroppo dobbiamo continuare a denunciare il comportamento della politica italiana che – al pari della Ministra Cartabia – continua a comportarsi da “struzzo” facendo finta di niente come se gli effetti di quelle rivolte non fossero ancora visibili e il clima di delegittimazione del personale penitenziario fosse una nostra fantasia”.
Per il segretario S.PP.: “la miscela esplosiva delle rivolte potrebbe innescarsi di nuovo come riprovano gli scontri tra gang e gruppi criminali, il continuo ritrovamento di telefonini, droga, arme improprie, i traffici interni, per non parlare delle quotidiane aggressioni agli agenti considerati “bersaglio facile” perché senza adeguate tutele.
E come se tutto questo non bastasse, alla campagna alimentata dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere con numerose inchieste ancora in corso contro il personale penitenziario impegnato a contenere le rivolte e a ristabilire il controllo delle carceri, si è aggiunta la famigerata circolare sulle perquisizioni in cella che vanifica del tutto le stesse perquisizioni.
L’emergenza carceri ha assunto aspetti di gravità assoluta con l’aggravante della totale incapacità della Ministra, nonostante le promesse fatte l’estate scorsa in occasione della visita a Santa Maria Capua Vetere insieme al Premier Draghi, di interventi, azioni, provvedimenti rimaste solo promesse.
Noi continuiamo a tenere alta l’attenzione: nell’attuale stato delle carceri-porti di mare dove tutto può entrare, le rivolte non sono solo un ricordo del recente passato”.