“Cinque permessi premio al giovanissimo killer a Napoli di un vigilantes, utilizzati persino per sostenere, regolarmente accompagnato dalla scorta, un provino per una società di calcio o per festeggiare i diciott’anni con gli amici, è chiaro che provocano un sacrosanto sentimento di rabbia popolare. Non saremmo certo noi i difensori di ufficio dei magistrati, ma l’indignazione crescente nel Paese per questo come per troppe “scarcerazioni facili”, l’uso diffuso degli arresti domiciliari, sommati a gravissimi fatti di cronaca sempre più violenti con vittime bambini e donne, finisce per scaricare sui magistrati responsabilità che sono invece tutte della politica”.
Ad affermarlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria che rinnova l’appello alla politica, al Parlamento e al Governo: “occupatevi seriamente di sicurezza dentro e fuori le carceri”.
“Se il Ministro Bonafede vuole realmente bene al personale degli istituti penitenziari e ai detenuti – aggiunge – deve mettere dentro il ddl giustizia tutte quelle norme che rivendichiamo da tempo perché innanzitutto il controllo delle carceri torni allo Stato e non certo alle organizzazioni di criminalità organizzata e più di recente ai “cult” della mafia nigeriana. Abbiamo perso il conto dei telefonini, dei quantitativi di droga, oggetti contundenti per non parlare di armi, rinvenuti nelle celle come non vogliamo più tenere il conto delle aggressioni subite dagli agenti. Non è certamente questo – continua Di Giacomo – il modo di pensare alla rieducazione dei detenuti perché anche quelli che vogliono realmente espiare la pena e costruire il proprio futuro senza tornare a delinquere sono scoraggiati e diventano vittime di soprusi e angherie di ogni genere.
Per tornare alla vicenda del giovanissimo killer napoletano il percorso di riabilitazione intrapreso ha registrato nessun pentimento a riprova che non basta ammettere il detenuto a percorsi di riabilitazione, magari per pura formalità. È ora che la politica, che pure ad ogni latitudine predica il cambiamento, faccia politica e non da scarica barile di responsabilità, occupandosi in particolare dell’emergenza “mille innocenti” in carcere e delinquenti fuori”.