“La fiducia nella possibilità di redimere assassini non ha limiti. È il sistema penitenziario che è al collasso”. Lo afferma il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo facendo riferimento in particolare a due casi degli ultimi giorni: Felice Maniero, con passato segnato da omicidi, rapine, assalti ai portavalori e traffico di droga, è di nuovo in carcere con l’accusa di maltrattamenti nei confronti della compagna di una vita, una donna di 47 anni; il 36enne tunisino, Safi Mohamed, detenuto alle Vallette, che usufruiva di un permesso lavoro ed aveva ucciso a Bergamo l’allora fidanzata 21enne, ha cercato di sgozzare la nuova compagna, una torinese di 44 anni, che voleva lasciarlo.
Siamo di fronte ad esempi di come viene ripagata la fiducia dello Stato e di come il lavoro della polizia penitenziaria è ridotto a una sorta di portieri di notte, con funzioni di custodia di persone che entrano ed escono dal carcere come si trattasse di un albergo. Continuiamo a contestare – afferma Di Giacomo – la “filosofia buonista” che con il sistema delle celle aperte e i tentativi di rieducazione dà i risultati evidenti di alto numero di ritorno in cella dopo scarcerazione e permessi premi.
Ci prepariamo per ogni evenienza, compreso quella di ritrovarci in carcere chi non paga le tasse, evade il fisco, esporta capitali all’estero e fuori invece chi commette atroci assassini, violenze a donne, bambini, anziani che, difficilmente, finiscono in cella. Saremo dunque il primo Paese in Europa per evasione fiscale ma – evidenzia il segretario del S.PP. – siamo anche il primo – come confermano i dati elaborati dal Criminal Justice Programme dell’Ue – per effetto di una verità incontestabile: negli altri Paesi dell’Ue chi delinque finisce in galera.
Da noi, al massimo, ai domiciliari”.