“Nelle carceri è stato raggiunto il numero di oltre 5mila positivi tra detenuti (3.287 DI CUI 16 IN OSPEDALE) e personale penitenziario (1.670). Pur attenendoci ai dati ufficiali aggiornati a oggi dal report ministeriale gestione Coronavirus, in soli due giorni siamo al 30% di aumento e al 160% in un mese”.
A denunciarlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo. Sempre dai dati ufficiali le situazioni più problematiche da gestire sono negli istituti della Lombardia (159 agenti e 734 detenuti), della Campania (540 detenuti e 192 agenti), del Piemonte-Liguria (414 detenuti e 246 agenti), della Sicilia (160 agenti e 314 detenuti). I focolai più numerosi per i detenuti in Campania sono a Poggioreale (166) e Secondigliano (146); in Sicilia a Siracusa (93) e Augusta (54); in Piemonte a Torino (203); in Lombardia a Busto A. (151), Pavia (119).
“Non abbiamo alcun interesse a limitarci all’aggiornamento dei dati, quanto piuttosto – dice Di Giacomo – a tenere viva, attraverso l’informazione, l’attenzione di istituzioni, politica, società civile su una situazione che da tempo viene considerata di gestione interna, come se gli istituti penitenziari da soli fossero in grado di far fronte all’incremento della diffusione.
La verità – aggiunge – è che senza disporre nemmeno di mascherine Fpp2 e di presidi adeguati a contenere la diffusione del virus, di questo passo la situazione del controllo degli istituti per il numero ridotto di agenti in servizio supererà l’emergenza attuale per diventare impossibile da garantire.
Per non parlare della impossibilità di avere a disposizione negli istituti di ambienti per l’isolamento dei detenuti positivi che – secondo le continue segnalazioni dei Garanti regionali e locali dei detenuti – condividono le celle con i detenuti negativi oltre all’assoluta carenza di personale medico e specialistico.
Dal punto di vista della sicurezza in questa situazione una scintilla basta per far scoppiare rivolte, le menti che mossero le proteste dell’2020 sono sempre in attesa di fomentare nuove sommosse.
Non si può più attendere i provvedimenti dei Ministeri Giustizia e Sanità.
Né mettere la testa sotto la sabbia.
Bisogna intervenire il più rapidamente ed efficacemente possibile.
Ogni giorno che passa si mette a rischio la salute (e la vita) di agenti e detenuti”.