“Il carcere è un inferno.
Solo in questo fine settimana un altro suicidio (sono 61 dall’inizio dell’anno, a cui si aggiungono quelli di 6 agenti penitenziari), un omicidio, l’evasione di tre giovani detenuti dall’Istituto per Minori di Roma, due rivolte, 19 agenti aggrediti (sono circa 2.000 gli agenti aggrediti e costretti a cure sanitarie nel 2024), tre risse tra detenuti e clan di detenuti, ritrovamento di droga e cellulari.
Cosa c’è più da aspettare per un intervento straordinario ed efficace di emergenza?”.
E’ quanto si legge nella lettera indirizzata alla premier Giorgia Meloni scritta dal segretario del Sindacato polizia penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo.
“Ci sentiamo abbandonati al nostro destino di servitori dello Stato che, purtroppo, da troppo tempo ha ammainato bandiera bianca.
Non abbiamo più alcuna speranza. Anzi temiamo fortemente che tra rivolte, aggressioni e tentativi di fuga, in uno scenario apocalittico, tra il personale penitenziario ci possa scappare il morto” continua la missiva, aggiungendo che “da mesi avevamo lanciato l’allarme ed è avvenuto tutto quanto avevamo previsto.
Non c’è bisogno della palla di cristallo per prevedere che la situazione, già di grande emergenza e del tutto inedita per gravità rispetto a sempre, è destinata a diventare ancora più pesante in questa ‘caldissima’ estate”.
“È evidente che il recente decreto carcere approvato dal Cdm si è risolto in un fallimento perché non contiene nessuna delle misure straordinarie che abbiamo richiesto.
È altrettanto evidente che la gestione del ministro Nordio e del sottosegretario Del Mastro ha troppe lacune e che ha contribuito ad accrescere il clima di forte tensione che si vive negli istituti” prosegue nella lettera Di Giacomo, spiegando che “a nome di tutti i colleghi che quotidianamente nello svolgimento del proprio dovere rischiano la propria incolumità e delle loro famiglie che vivono grandi apprensioni, le chiedo un autorevole intervento.
Abbiamo bisogno di un segnale immediato e chiaro che lo Stato è con noi e non con criminali e malavitosi che comandano dalle carceri e che continuano a sfidarci”.
“È ora di ripristinare la piena legalità e di tutelare non solo gli agenti ma tutti i cittadini sotto la minaccia di chi sta in carcere.
Non c’è più tempo da perdere” mette in luce il segretario del Spp, sottolineando che “in questa situazione non ci resta che la mobilitazione e la protesta come ho già fatto nei giorni scorsi davanti al ministero alla Giustizia e come farò davanti la Presidenza del Consiglio dei ministri, chiamando tutti i colleghi a far sentire la propria voce.
Ripetiamo: non siamo pronti a fronteggiare l’estate e siamo stanchi di pagare il pezzo più alto con il rischio di incolumità personale di responsabilità che non ci appartengono”.