Al secondo giorno di proteste davanti Palazzo Chigi a Roma il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo ha simbolicamente consegnato le chiavi delle carceri italiane alla Presidenza del Consiglio.
“Ho atteso, invano, una risposta dalla Premier Meloni alla mia lettera con la quale chiedevo almeno un primo segnale del Governo per affrontare l’acuta emergenza dei penitenziari.
Ma, purtroppo, registro ancora l’assenza dello Stato”: così Di Giacomo, riferendo di aver ricevuto numerosi messaggi di solidarietà e sostegno (anche da vittime di reati gravi e semplici cittadini) e di aver tenuto una decina di incontri con parlamentari ed esponenti di Forza Italia, Pd e Cinque Stelle, “a testimonianza che a differenza della Premier e del Ministro Nordio stanno crescendo l’allarme e la consapevolezza della necessità di interventi urgentissimi.
Dispiace piuttosto constatare – aggiunge – che da parte degli altri sindacati di polizia penitenziaria, a cui mi sono rivolto con un appello per iniziative unitarie, nessuno abbia raccolto l’appello e quindi si preferisca procedere in ordine sparso, coltivando ciascuno il proprio orticello di tesserati, annacquando l’impegno sindacale che è la nostra missione principale di tutelare i colleghi che sono sfiniti e si sentono abbandonato dallo Stato”.
“Se ne occupi adesso la Premier a gestire le nostre carceri-inferno e a garantire il ritorno della legalità mettendo i servitori dello Stati in condizioni di svolgere in serenità il proprio lavoro.
È evidente che il recente decreto carcere approvato dal Consiglio dei Ministri si è risolto in un fallimento perché non contiene nessuna delle misure straordinarie che abbiamo richiesto.
È altrettanto evidente che la gestione del Ministro Nordio e del sottosegretario Del Mastro ha troppe lacune e che ha contribuito ad accrescere il clima di forte tensione che si vive negli istituti.
Alla politica tutta e ai cittadini – continua Di Giacomo – chiediamo di far sentire la pressione nei confronti del Governo perché si dichiari lo stato di emergenza e si assumano i provvedimenti, più volte proposti, che non possono più aspettare.
La nostra mobilitazione continuerà in altre modalità ed iniziative fino a quando non ci saranno risposte concrete ai bisogni del personale penitenziario e si ripristineranno nelle carceri condizioni di piena legalità e rispetto della legge”.