“Per mesi nel nostro tour “Noi le vittime Loro i carnefici” in giro nei principali penitenziari italiani e nelle città grandi e piccole del Paese abbiamo denunciato l’assurda confusione tra vittime e carnefici. Per questo non accetteremo mai l’incomprensibile decisione della Corte Costituzionale che apre le celle ai mafiosi condannati all’ergastolo”.
Ad affermarlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria per il quale “come se non bastasse la Corte europea dei diritti dell’Uomo anche la Corte costituzionale uccide per la seconda volta le vittime di mafia e della criminalità organizzata, offende le loro famiglie, delegittima il lavoro del personale che oltre a contrastare il “controllo” del carcere ad opera di mafiosi, come dimostra il quotidiano e continuo ritrovamento di telefonini, adesso subirà un nuovo affronto con i mafiosi che potranno sbeffeggiarci.
Una pronuncia di grande impatto, perché non riguarda solo i 1.250 condannati all’ergastolo ostativo, ma anche chi sta scontando pene minori per mafia, terrorismo, violenza sessuale aggravata, corruzione e in generale i reati contro la pubblica amministrazione. Sulle conseguenze della sentenza – ci dicono – sono al lavoro gli uffici del ministero della Giustizia.
A noi non basta sapere che si pensa al ricorso come è già avvenuta, in maniera del tutto formale e del tutto inefficace, con la Corte Europea. Dobbiamo fermare questa assurdità perché come se non bastassero tutti i benefici – dalla semilibertà ai permessi-premio – l’eccesso di fiducia, perché di questo si tratta, si traduce nei numerosissimi episodi di cui la cronaca è piena con detenuti che aggrediscono il personale penitenziario, evadono, detenuti non sottoposti al 41 bis in permesso-premio che uccidono o rapinano.
Figuriamoci cosa accadrà adesso per gli ergastolani “da redimere”. Non sfugga inoltre il duro colpo inferto ai collaboratori di giustizia considerati “preziosi” per le indagini di mafia. Adesso per godere di permessi premio e libertà condizionale non sarà più necessario collaborare con i magistrati”. Per il S.PP. “bisogna mettere fine a questo sistema carcerario tipicamente italiano che rappresenta un pericolo per i cittadini e più direttamente per il personale penitenziario, di fatto delegittimato dalle sue funzioni e dai suoi compiti.
La nostra – continua Di Giacomo – è una denuncia che ha troppe prove provate: i mafiosi e gli uomini della criminalità organizzata intendono imporre il proprio controllo in carcere e non aspettavano altro che questo segnale di resa da parte dello Stato che pone il personale degli istituti di pena in una condizione di totale isolamento in quanto gli unici difensori di legalità e giustizia”.
“Noi – conclude – continuiamo a credere che esiste una bella differenza tra vittime e carnefici”.