Un “tour” nelle carceri siciliane, ritenute tra le peggiori d’Europa per vari tipi di criticità, si svolgerà nei prossimi giorni, per iniziativa del Sindacato polizia penitenziaria.
“Da gennaio ad ottobre di quest’anno – dice il segretario generale di Spp, Aldo Di Giacomo – l’emergenza carcere nei 23 istituti dell’Isola ha raggiunto il livello più allarmante di sempre determinando una situazione del tutto al di fuori del controllo dello Stato”. L’iniziativa nasce dopo l’inchiesta sul carcere di Trapani, che coinvolge 25 poliziotti penitenziari accusati a vario titolo di tortura, abuso d’autorità ai danni di detenuti.
Di Giacomo incontrerà il personale e la stampa per rilanciare la campagna a tutela degli agenti penitenziari.
Complessivamente i 23 istituti siciliani – dove i detenuti al 30 ottobre sono 6.893 su una capienza di 6.439 con situazioni più gravi al Pagliarelli di Palermo, con 1.408 detenuti su una capienza di 1.165, Catania-Piazza Lanza con 423 su 279 e Siracusa con 674 su 545 – “sono i peggiori in Europa e li avvicinano a quelli sudamericani – afferma Di Giacomo – e la situazione si scarica pesantemente in primo luogo sul personale penitenziario sul quale si scontano due fenomeni: sono alcune decine gli agenti che dopo pochi mesi di assunzione in Sicilia hanno abbandonato il servizio, non si riescono a coprire i nuovi posti messi a concorso per mancanza di candidati disponibili.
A tutto ciò si aggiunga il forte aumento, del 120% annuo, delle malattie professionali e di conseguenza delle assenze per malattia per effetto delle aggressioni e violenze subite e delle pesanti condizioni di lavoro degli agenti”.
“Lo Stato – aggiunge il sindacalista – da troppo tempo ha ammainato bandiera bianca lasciando il personale a combattere una guerra per conto suo come in un campo di battaglia nel quale a perdere è solo lo Stato con il comando consolidato ad opera di clan e gruppi criminali che continuano a controllare i traffici dalle celle con i telefonini.
Una situazione che ci allarma tanto più in assenza di provvedimenti adeguati di intervento perché gli ultimi decreti approvati hanno avuto l’effetto di un’aspirina somministrata ad un malato terminale”.
Infine “quello che continua a mancare – evidenzia Di Giacomo – è un piano complessivo di intervento per affrontare in maniera organica i problemi cronici di sovraffollamento, carenza organici, suicidi e morti per altre cause di detenuti, oltre che aggressioni e violenze al personale, rivolte, traffico di droga, diffusione di telefonini.
Non è più tempo di ‘pezze’ e tanto meno di annunci in una situazione che ci vede da più di mille giorni senza il rinnovo del contratto”.