Alla fine è meglio fare il carcerato-lavoratore, che l’agente”. Parola di Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria (S.PP.).
Perché dal primo ottobre ai detenuti sarà concesso un aumento di salario dell’83%, prenderanno 7-8 euro l’ora, ovvero anche più di 100 euro al mese”, aggiunge.
Parla sotto la pioggia, davanti alla Prefettura in piazza del Plebiscito, il sindacalista nazionale, in una conferenza stampa, questa mattina, dedicata al suo particolare modo di vedere il problematico sistema penitenziario italiano e marchigiano e le soluzioni possibili, oltre che – su un altro fonte – per fare il bilancio sulla proposta di legge di iniziativa popolare su violazione del domicilio e legittima difesa targata S.PP. Sta meglio un detenuto che lavora di un agente di polizia penitenziaria… è una provocazione? Non le sembra di esagerare?
“No, e mi spiego. La nostra proposta è che il Governo ritiri l’aumento di paga e si impegni, come secondo obbligo di legge, a far lavorare tutti i detenuti, nelle Marche ad esempio lavorano solo 250, su un totale di 951. E questa è una discriminazione. Su questo aspetto deve impegnarsi il ministro della Giustizia Orlando, il quale deve anche rapidamente trovare i soldi per il rinnovo del contratto del personale di polizia penitenziaria, fermo da otto anni”. A tal proposito, “l’offerta, nell’ambito della trattativa, di un aumento di 80 euro al mese è un’offesa”.
Personale, tra l’altro, nelle Marche sotto di 100 unità rispetto alla pianta organica prevista. Duro attacco di Di Giacomo anche al nuovo sistema di vigilanza dinamica, ormai operativo anche in tutte le strutture carcerarie della nostra regione, che prevede porte delle celle aperte per alcune ore e possibilità per i detenuti di socializzare passeggiando in corridoio. “Una buona idea in teoria, per adibire il personale ad altre mansioni, che ha portato a un bilancio totalmente fallimentare”.
Perché? Perché secondo S.PP. proprio tale sistema è alla base del vertiginoso aumento di litigiosità tra detenuti e di aggressioni degli stessi nei confronti degli agenti, “litigiosità e aggressioni che nelle Marche sono raddoppiati”. Vigilanza dinamica non da abolire, ma da riformare: “Porte delle celle temporaneamente aperte solo a chi negli ultimi tre anni ha dimostrato di aver rispettato bene le regole e di essersi impegnato al massimo nelle attività proposte dal carcere”.
Tornado al tema del lavoro e della necessità di un clima sereno in carcere “ripeto che serve una politica capace di mettere tutti i reclusi nelle condizioni di lavorare, imparare mestieri, studiare, avviandoli alla formazione in attività – e parlo soprattutto nelle Marche, di settori come l’agricoltura, l’alimentare, l’artigianato – dove c’è richiesta occupazionale… sapete quanti ciabattini mancano? Ciò porterebbe ad ex detenuti occupati e quindi più socialmente integrabili. E a detenuti nelle carceri più tranquilli perché impegnati, e se sono tranquilli i detenuti sono tranquilli anche gli agenti”.
Agenti, che secondo il Segretario Generale del S.PP. vanno molto più efficacemente formati e preparati a fronte di una situazione di cambiamenti globali: “Si discute tanto di terrorismo, e in tutta Italia non c’è un corso di insegnamento dell’arabo…”. Infine, c’è ancora da impegnarsi per fronteggiare il problema del sovraffollamento, anche se è in parte ridotto. Due esempi: “Il carcere di Fossombrone va chiuso e ricostruito. Mentre Montacuto ad Ancona sì, ospita meno detenuti di un tempo, ma va considerato che molte delle nuove sezioni realizzate non sono ancora state aperte”.
Quanto alla proposta di legge di iniziativa popolare su violazione del domicilio e legittima difesa, S.PP., con l’aiuto di Fratelli d’Italia – ieri in conferenza stampa era presente l’onorevole Carlo Ciccioli ; ha già raccolto 90mila firme, di cui 300 nelle Marche, ben oltre le 50mila necessarie, e il testo verrà presentato al Senato a novembre. “Vero che c’è già una proposta di legge dell’Idv, seguita da un’altra governativa – spiega Di Giacomo –, ma c’è stata la volontà politica di affossarle tra le polemiche. Noi abbiamo rivoluto ridare la parola alla gente per una proposta più chiara, con tre punti principali”. Eccoli: aumento delle pene per chi oltre alla violazione di domicilio commette un altro reato; per gli stessi soggetti, nel caso subiscano un danno da chi si difende, zero diritti a risarcimenti di sorta. Il terzo, Di Giacomo ce lo spiega con un esempio: “Se sono a casa e un malintenzionato sfonda la porta ed è in possesso di un’arma, anche io posso sparargli per difendermi, senza essere punibile”.