“Dopo l’uccisione di un detenuto in cella nel carcere di Sassari ad opera di suoi compagni, la mega rissa tra bande a Santa Maria Capua Vetere con una quarantina di reclusi coinvolti, le sempre più feroci aggressioni quotidiane agli agenti come è accaduto a Noto, cosa dobbiamo aspettarci di più in questa calda estate?
Per noi in questa situazione drammatica c’è bisogno dell’Esercito che vigili all’esterno delle carceri e di controllo alle mura prima che il bollettino di guerra su vittime ed altro diventi uguale a quello delle carceri dei Paesi Sud Americani”.
È quanto afferma il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo per il quale “la misura richiesta, insieme alle dimissioni della Ministra Cartabia, dimostratasi ampiamente incapace a gestire l’ordinarietà dei problemi del sistema penitenziario, figuriamoci l’emergenza, è indispensabile tanto più che il personale è esausto e si sente indifeso.
La goccia che fa traboccare il vaso è la disposizione del carcere di Torino di usare lo scudo per i ripetuti sputi in faccia ai colleghi da parte di un detenuto di alta sicurezza.
Siamo vicini all’evangelico “volgi l’altra guancia” mentre approfittando dell’assenza dello Stato e delle celle aperte a causa del caldo i clan della criminalità organizzata prendono possesso dei padiglioni e sono diventati i comandanti.
In questo clima si regolano i conti tra bande e si utilizzano i detenuti con problemi psichici come manovalanza e per accrescere i disordini.
Non ci vuole la palla di cristallo – continua Di Giacomo – per prevedere che la situazione in queste circostanze è destinata ad aggravarsi e che la tensione favorisce disegni eversivi e criminali di quanti approfittano dell’incapacità dello Stato persino di difendere chi è recluso.
Prima di pensare a manifestazioni e proteste sindacali per il mese di settembre – conclude – pensiamo a come gestire tutto il mese di agosto ristabilendo il controllo dei penitenziari e garantendo l’incolumità dei servitori dello Stato che quotidianamente rischiano la propria vita”.