La storia del mostro del Circeo, Angelo Izzo, che si sarebbe autoaccusato anche della morte di un’altra ragazza, è la prova provata che la cosiddetta riforma del sistema carcerario che ci lascia in eredità il Ministro Orlando ha prodotto solo tutele e diritti per i mostri e nessuna tutela e nessun diritto per vittime e famiglie delle vittime. A sostenerlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria), aggiungendo che i racconti fatti da Izzo, secondo quello che si legge oggi sui giornali, sono raccapriccianti e provocano ulteriori sentimenti di dolore e rabbia nelle famiglie delle tante vittime di tanti efferati delitti specie a sfondo sessuale come l’ultimo di cui si autoaccusa Izzo. Una storia gravissima proprio come quella della presenza alla Scuola di Polizia Penitenziaria di Cairo Montenotte di un detenuto ergastolano, ex boss della Camorra in permesso e con “fine pena mai”, per partecipare a una rappresentazione teatrale e poi a un incontro con gli agenti che frequentano il corso di formazione, quasi fosse un docente-esperto. A nulla sono serviti i nostri ripetuti appelli al Governo Gentiloni – riferisce il segretario del S.PP. – a stoppare i decreti attuativi del provvedimento legislativo e ad imboccare tutt’altra strada. Parliamo di un provvedimento di forte impatto per la sicurezza non solo nelle carceri quanto dei cittadini deciso in maniera troppo frettolosa. E’ questo un tema che non appartiene né alla destra e né alla sinistra perché alla sempre più diffusa paura tra i cittadini, alimentata dai continui fatti di cronaca di questi giorni, si aggiunge per tanti capi mafia e appartenenti ad organizzazioni criminali sottoposti al 41 bis la possibilità di uscire dal regime duro per godere di misure di detenzione “più comoda”. Nello specifico il nuovo ordinamento giudiziario, così come è formulato – continua Di Giacomo– contiene troppi elementi pericolosi tra i quali il cosiddetto “scioglimento del cumulo di pena”, la riduzione dell’uso della detenzione, l’aumento di benefici ai detenuti, l’anticipo dei termini di scarcerazione anche con l’incremento del numero di braccialetti elettronici. L’errore più grave è l‘aumento della liberazione anticipata a 75 giorni a semestre, oltre ad un insieme di altre previsioni che di fatto cancellano la certezza della pena. La cosiddetta rieducazione dei detenuti, come i cosiddetti problemi di affettività (le “stanze dell’amore”) non si possono confondere con un sistema carcerario che già oggi con le “celle aperte” produce gravissimi problemi al personale al lavoro negli istituti penitenziari, dove atti di violenza tra detenuti hanno avuto un incremento del 700% e ogni giorno 12 poliziotti in media sono costretti a ricorrere alle cure di sanitari”. “Il carcere è lo specchio di quello che succede anche all’esterno con intere zone, quartieri di città in mano a delinquenti ed extracomunitari clandestini, che come hanno dimostrato i numerosi ed efferati fatti di cronaca sono gli autori di rapine, aggressioni specie nei confronti degli anziani, insieme alle donne tra le categorie sociali più vulnerabili. Altro che creare più sicurezza svuotando le carceri e introducendo misure cosiddette alternative e di ravvedimento; con più malviventi in giro accade esattamente il contrario. Di qui l’appello al Presidente incaricato prof. Giuseppe Conte a mettere tra le priorità del nuovo governo il ritiro della legge Orlando.