“L’aggressione al Dozza di Bologna di nove agenti di Polizia Penitenziaria, di cui due sono ricoverati per forte trauma cranico, è purtroppo solo l’ultimo caso di una situazione insopportabile. Nel solo mese di aprile aggressioni ad agenti sono avvenute nelle carceri di Agrigento, Enna, Siracusa, Prato e Bari, per citare i casi più gravi”. Lo denuncia Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria che aggiunge: “l’aggressione nell’istituto di Bologna è ancora più allarmante perché compiuta da un detenuto extracomunitario che in passato aveva già manifestato atteggiamenti aggressivi nei confronti degli agenti. È proprio la presenza di extracomunitari che – continua – rappresenta un rischio quotidiano per il lavoro degli agenti che si trovano ad affrontare per una serie di problemi – dalla lingua alla pericolosità di molti, specie d’origine africana- in condizioni che in tutti gli istituti di pena sono segnate da sovraffollamento di detenuti e sottodimensionamento di organico. Accade invece che per il Governo poiché non c’è alcun interesse politico per il carcere ogni fattaccio – aggiunge – rientra nella normalità e quindi non c’è alcun interesse a tutelare il lavoro di chi svolge compiti di sorveglianza come a garantire nelle celle la piena legalità. Noi siamo stanchi di denunciare quasi tutti i giorni aggressioni, risse, il ritrovamento in cella di droga, telefonini, ecc. senza essere ascoltati. Abbiamo espresso al Ministro alla Giustizia Bonafede la piena disponibilità a collaborare per identificare le maggiori e più gravi emergenze in modo da guadagnare il tempo perduto per ripristinare le legittime condizioni di detenzione e al tempo stesso di lavoro per il personale penitenziario che non può certamente occuparsi di tutto. Nell’ultimo incontro con i sindacati – riferisce Di Giacomo – il Ministro ha manifestato la volontà di voler anticipare a prima dell’estate l’avvio dei corsi per i 1300 nuovi Agenti attingendo anche dalle graduatorie tutt’ora vigenti. Vigileremo perché l’impegno sia mantenuto. Per ora dobbiamo solo raccontare di promesse che ci costringono ad alzare il livello di protesta e di mobilitazione convinti che se non si afferma la legalità nel carcere sarà impossibile per lo Stato farlo fuori”.