Con oltre un mese di sciopero della fame e il mio tour cominciato ad ottobre scorso tra le carceri e le piazze di un centinaio di città avevo messo in guardia sul “regalo di Natale” del Ministro Orlando ai detenuti. Ma da una prima lettura del ddl di riforma dell’ordinamento penitenziario elaborato dal Ministro, approvato in tutta fretta alla vigilia di Natale dal Consiglio dei Ministri e sul quale si continua a tenere un silenzio assoluto, sicuramente per non far conoscerlo ai cittadini, devo dire che si è andati ben oltre quanto avevo pure in qualche modo previsto. Altro che temuto buonismo. E’ prevalsa la tesi “libertà anticipata per tutti”. E’ il commento del segretario generale del SPP (Sindacato di Polizia Penitenziario) e presidente del Movimento Una Nuova Italia Aldo Di Giacomo. Un esempio su tanti? Qualcuno ricorderà la vicenda dell’attore di Siena che alla guida della propria auto, risultato positivo a test tossicologici, travolse e uccise una donna nel Salernitano. Dopo gli arresti domiciliari, il braccialetto elettronico, alla vigilia di Natale è stato scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare. E’ solo un esempio perché con la riforma Orlando il “meno carcere” e l’ “incremento delle misure di comunità” si traducono in più criminali in giro ad accrescere la gravissima preoccupazione dei cittadini (soprattutto se anziani che vivono da soli) sulla sicurezza persino a casa propria o nel proprio negozio. Accade – sottolinea Di Giacomo – proprio quello che stiamo denunciando da troppo tempo: si acuisce la confusione tra carnefici e vittime, perché si pensa a svuotare le carceri, a rendere migliore la vita di chi è detenuto ancora per poco, persino a pagare di più i detenuti-lavoratori, ma nessuno pensa alle vittime e alle famiglie delle vittime. Siamo all’imposizione del principio della “rieducazione della pena”, principio nobile che però non può diventare universale o applicato in ogni caso, come se si volesse ad ogni costo redimere anche chi ha sulla coscienza delitti efferati e di ogni genere. La nostra visione sul sistema penitenziario italiano è profondamente diversa e si basa su una “discriminante” precisa: il carcere è lo specchio fedele della situazione di non sicurezza che si registra fuori, perché se ogni giorno 12 poliziotti devono far ricorso alle cure dei sanitari perché picchiati durante il servizio, come pensiamo di difendere i cittadini fuori dalle celle? E’ giunto il momento – dice Di Giacomo – di correre ai ripari e di mettere fine a questa politica dalla parte dei carnefici. Per questo, come Movimento Una Nuova Italia, dopo aver condiviso un percorso politico con Fratelli d’Italia, per sostenere le sollecitazioni dei cittadini che vogliono sentirsi sicuri a casa propria, incoraggiati da movimenti e comitati popolari, questa volta – ha concluso – ci saremo anche noi in Parlamento proprio per non delegare a nessuno; il Movimento si è ramificato sul territorio nazionale e rappresenta la vera novità dell’impegno civico e politico dal basso sulla sicurezza, nuovamente messa in pericolo dal ddl di Natale.