“La droga sintetica – come testimoniano i numerosi casi di ritrovamento nei penitenziari – è la nuova frontiera di spaccio e traffici della criminalità organizzata nelle carceri-bazar dove è possibile trovare di tutto”.
A denunciarlo è il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo che aggiunge: “a facilitare lo spaccio di droga sintetica c’è l’assenza assoluta di strumenti che consentano al personale penitenziario di riconoscerla.
Diventa facile pertanto farla arrivare attraverso familiari in normali flaconi di profumi, in altri tipi di liquidi e creme e nei modi più impensabili.
L’effetto di questo tipo di droghe, come confermano gli esperti, è ancora più dannoso a salute e psiche sino a provocare atteggiamenti violenti che si scaricano su agenti ed altri detenuti”.
Per il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria: “la diffusione di droga sintetica è particolarmente accentuata in particolari regioni come la Sicilia, il Triveneto, la Campania e la Puglia con una situazione che va fronteggiata adeguatamente e rapidamente dotando almeno gli istituti penitenziari speciali di mini-laboratori e contrastando efficacemente lo spaccio.
Non si può ulteriormente sottovalutare il fenomeno che denota ancora disattenzione anche per effetto del clima di delegittimazione del personale penitenziario che incontra grandi difficoltà persino nelle normali operazioni di controllo, vigilanza e perquisizioni.
C’è poi il problema della punibilità per chi consente l’entrata di droghe, come di telefonini ed armi e chi detiene e spaccia. Servono pene più severe.
Siamo di fronte – dice Di Giacomo – all’ennesimo esempio di disattenzione da parte del Ministero Grazia e Giustizia: la Ministra Cartabia è sicuramente un’illustre giurista ma si dimostra inadeguata a risolvere i problemi, dai micro ai massimi, delle carceri italiane”.
“Lo spaccio di droghe sintetiche conferma – è bene che i cittadini se ne rendano conto – che nelle carceri non sono reclusi vittime o angeli, ci sono autori di crimini efferati per i quali da tempo invece si sostengono la clemenza e provvedimenti di indulto.
Noi non ci stiamo a mettere sullo stesso piano i servitori dello Stato e i criminali che pretendono il controllo del carcere e sono un costante pericolo dell’ordine pubblico e la minaccia per la libera convivenza dei cittadini.
Soprattutto dopo gli impegni solenni del presidente Draghi e del ministro Cartabia, è ora che ci si occupi seriamente dei problemi del sistema penitenziario, a partire da quelli del personale, senza illudersi che sfollando le celle, tutto si risolva di colpo”.