“La cosiddetta declassificazione, decisa dal DAP, del regime di carcerazione di Cesare Battisti, noto terrorista, che al di là del linguaggio burocratico-normativo consiste nel passaggio dalla detenzione in regime di alta sicurezza a comune, è la prima pericolosa conseguenza della riforma Cartabia del processo penale approvata ieri da un Governo delegittimato perché a fine mandato”.
È il commento del segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo che aggiunge: “il terrorista il 6 giugno del 1978 uccise a Udine il maresciallo della Polizia Penitenziaria Antonio Santoro, originario di Avigliano (Pz) a cui è intitolato il carcere di Potenza.
L’ omicidio venne rivendicato dai Pac. Siamo pertanto di fronte ad un oltraggio nei confronti della Polizia Penitenziaria e di tutte le vittime e i familiari delle vittime del terrorismo rosso che ha insanguinato il Paese.
Dopo la cattura di Battisti e l’estradizione in Italia in tanti abbiamo parlato di “giustizia ripristinata”. Invece siamo di fronte ad un messaggio di cedimento dello Stato che rafforza i tentativi di affievolimento del 41 bis.
Del resto, cosa significa – chiede Di Giacomo – superare la visione carcero centrica del processo penale che ha voluto perseguire la Cartabia?
È una domanda che dopo il “caso Battisti” ha solo risposte inquietanti: fino a quattro anni di reclusione la pena viene generalmente sostituita con le sanzioni già previste dalla legge 689/81 (sanzioni amministrative).
Pertanto semilibertà sostitutiva e detenzione domiciliare sostitutiva possono essere applicate in caso di condanna non superiore a quattro anni.
Altro che certezza della pena e legalità!
Sono certo però – conclude il segretario del S.PP. – che il nuovo Governo cancellerà quest’aberrazione.
L’S.PP. invita il personale penitenziario a reagire con fermezza e a far sentire tutta la rabbia per quanto è successo”.