“Le carceri sono diventate le location preferite per girare video-musicali: come se non bastasse il video dei detenuti neomelodici napoletani, di metà gennaio scorso, adesso spunta il video del rap “Baby Gang” a San Vittore…”.
Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo. “Accade così che c’è chi canta alla libertà per i camorristi e chi invece si vanta che il suo “prossimo singolo rimarrà nella storia del rap, visto che sono il primo artista ‘detenuto’ ad aver girato un video in un carcere”.
A differenza dei detenuti neomelodici napoletani non sappiamo a cosa si sia ispirato il rapper- detenuto a Milano.
Più che curiosità la nostra è un’ulteriore preoccupazione per i segnali che camorristi e rapper criminali inviano all’interno e fuori dalle carceri dove tutto diventa possibile.
Ma ciò che più ci sconcerta – continua Di Giacomo – è che solo in queste occasioni i media scoprono l’acqua calda e cioè che nelle carceri sono diffusi i telefonini anche quelli più tecnologici, ignorando che si è perso il conto dei sequestri che avvengono ogni giorno nei penitenziari italiani.
La notizia che viene dalla Procura di Milano che ha aperto un fascicolo di indagine per “accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti” sul rapper Baby Gang, fa il paio con il fascicolo aperto dalla Procura di Napoli per il fatto analogo.
Il risultato per ora: è questa l’atmosfera che regna nei penitenziari con detenuti che si fanno beffa delle vittime dei propri reati.
Mettiamoci semplicemente nei panni di chi ha subito violenza, rapina o persino un familiare ucciso che assiste all’indecoroso spettacolo per rendersi conto del sentimento di forte indignazione e rabbia che serpeggia. Per noi – dice Di Giacomo – è il segno più degradante del “buonismo” diffuso nei confronti dei detenuti ai quali è concesso persino di divertirsi con video-sceneggiate o video di musica rap”.