Una maxi-operazione di controllo è avvenuta oggi alle prime ore dell’alba nel carcere di Foggia, disposta dalla DIA, con l’impiego di circa 150 uomini provenienti in gran parte dalla regione. L’operazione sarebbe scaturita a seguito di intercettazioni di telefonate partite dalle celle dell’istituto penitenziario.
Sarebbero stati sequestrati numerosi telefonini ed anche stupefacenti.
L’operazione in un carcere particolarmente problematico per la presenza di 625 detenuti (di cui 25 donne e 70 stranieri) a fronte di una capienza di 365 detenuti, con celle aperte dalle 8 alle 18 e una sezione di media sicurezza definitivi – commenta Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – è l’ennesima conferma della nostra denuncia: i boss, i criminali comandano dalle celle per impartire ordini agli uomini dei clan dei territori.
E su questo non si può addebitare alcuna responsabilità al DAP che ha raccolto e sostenuto la nostra richiesta di inasprimento delle pene per i detenuti trovati in possesso di telefonini come per quelli che aggrediscono agenti, senza possibilità di concedere loro alcun tipo di beneficio.
Solo la politica non se ne accorge non affrontando radicalmente la situazione e dimostrando totale incapacità con il risultato di favorire di fatto i traffici dal carcere all’esterno. Un’incapacità o non volontà che si trascina da Governo a Governo trovando il tempo invece per discutere di attenuazione o addirittura abolizione del 41 bis”.
Almeno noi – continua Di Giacomo – non abbiamo alcuna intenzione di ammainare bandiera bianca all’anti- Stato che vuole dimostrare di essere più forte dello Stato.
Lo dobbiamo innanzitutto alle vittime e alle famiglie delle vittime di attentati di mafia, ‘ndrangheta, camorra e ai sempre più numerosi colleghi aggrediti in carcere.