Le quotidiane notizie di nuovi focolai Covid nelle carceri superano di fatto i dati non aggiornati e parziali del Ministero di Grazia e Giustizia sul numero di contagiati tra personale penitenziario e detenuti, al punto che l’OMS ha intensificato l’appello alle autorità a prevenire l’epidemia nelle carceri considerandolo un “compito impegnativo ma essenziale”.
Così il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo che aggiunge: “è intollerabile incrementare ogni azione per contrastare la nuova ondata alimentata dalla variante cosiddetta sudafricana che ha colpito il Paese e tutto il mondo escludendo gli istituti penitenziari.
Si sta ripetendo lo stesso grave errore di sottovalutazione compiuto con la prima e acuta emergenza pandemica quando si è tardato con i vaccini e con le misure di protezione.
È una situazione – dice Di Giacomo – che riprova la tesi coltivata da parte dello Stato del carcere completamente avulso dal resto delle città dove invece si punta ad accrescere controlli e azioni di contrasto al Covid.
Francamente non riusciamo a capirne le motivazioni se non la conferma che istituzioni e politica continuano a manifestare incapacità a gestire questa emergenza come le altre emergenze del sistema penitenziario. Insieme all’accelerazione della somministrazione della dose booster (terza dose) – continua Di Giacomo – serve predisporre un piano straordinario di prevenzione.
Si registra invece che si è abbassata la guardia persino sulle misure minime di prevenzione, dimenticando che le rivolte nelle carceri nella primavera 2020 hanno avuto come scintilla proprio la diffusione della pandemia e che quindi è molto facile innescare di nuovo tensioni, del resto già presenti in alcune carceri.
Per questa ragione – dice Di Giacomo – mettiamo in guardia i Ministri alla Salute e di Grazia e Giustizia.
Fuori dal carcere si punta al Super Green Pass, dentro nemmeno l’attuale Green Pass viene obbligatoriamente esteso a tutti, a cominciare dai familiari e dagli avvocati dei detenuti.
In queste condizioni, come possono confermare i medici e gli esperti della pandemia, non c’è alcuna condizione di prevenzione vera dal contagio.
A noi pare di cogliere – afferma il segretario generale del Sindacato Penitenziari – una sorta di paura dello Stato che non ha alcuna intenzione di introdurre prescrizioni rigorose sul doppio piano giuridico e sanitario per i colloqui in carcere temendo la reazione di quei clan di criminali che continuano a dimostrare di comandare e controllare i penitenziari”.