“C’è chi – Rita Bernardini, coordinatrice della Presidenza del Partito Radicale – fa lo sciopero della fame a sostegno del diritto all’affettività nelle carceri. Con tutto il rispetto dovuto all’impegno storico dei Radicali per il superamento dell’emergenza carcere, penso che non sia questo il problema principale”. Lo afferma Aldo Di Giacomo, segretario generale del SPP (Sindacato Polizia Penitenziaria) che dal 20 ottobre scorso ha cominciato lo sciopero della fame e un tour tra istituti di pena del Paese.“
In questa prima fase di incontri che ho avuto con il personale di Polizia Penitenziaria, giornalisti e cittadini – riferisce Di Giacomo – emerge con forza la necessità di mettere da parte ogni atteggiamento buonista nei confronti di detenuti che si sono macchiati di crimini efferati. Proprio come il caso del boss mafioso Rocco Papalia a cui è stato concesso un permesso speciale nonostante i magistrati abbiano accertato che il boss dalla sua cella ha continuato a impartire ordini e a tenere le fila degli affari della “famiglia”.
Sono troppi i casi Papaia che vedono detenuti uscire di cella la mattina e rientrare di sera o godere degli arresti domiciliari magari con il braccialetto elettronico, un affare di centinaia di milioni di euro. Solo per effetto della nuova gara del Ministero per 45milioni di euro arriveranno 12 mila braccialetti elettronici all’anno di nuova tecnologia con gps. Secondo i dati acquisiti il 31 maggio 2017, le ordinanze adottate dalla magistratura per l’attivazione dei braccialetti elettronici raggiungevano un totale di 12.539 al 1° gennaio 2014, nella stessa data erano stati attivati 10.170 dispositivi. Alla fine di maggio 2017, invece, risultavano attivi 2.000 dispositivi, 121 in lista di attesa e 30 in attivazione pianificata.
Ma si omette di dire agli italiani – segnala Di Giacomo – che i costi sin qui sopportati sono stati ingenti: secondo dati forniti di recente in Parlamento si sono spesi oltre 175 milioni di euro con risultati di fughe facilitate, come è accaduto durante questa estate. Inoltre il costo giornaliero in Italia è di oltre 100 euro mentre in Gran Bretagna, per fare un paragone, si spendono appena 7 euro.
Sono questi gli aspetti principali dell’emergenza carcere che – dice il segretario del SPP – condividono con me non solo quanti quotidianamente svolgono il proprio lavoro in carcere e subiscono aggressioni (ultima in ordine di tempo ieri nel carcere di Lecce) ma tanti cittadini che in questi giorni mi hanno incoraggiato a continuare la protesta. Affermare la sicurezza e legalità in carcere e fuori è oggi nel nostro Paese il primo vero problema da affrontare con misure e provvedimenti adeguati mettendo fine all’atteggiamento buonista molto diffuso negli ambienti politici”.