“Altro che “una telefonata allunga la vita”. I boss con le telefonate dal carcere danno ordini di sparare e di operazioni criminali sui territori. Per questo la denuncia del consigliere regionale della Campania Borrelli sulle dirette telefoniche che Cristian Esposito, il figlio del boss di Bagnoli Massimiliano Esposito, faceva con cadenza quasi quotidiana dalla sua cella nel carcere di Asti, è solo la conferma della nostra denuncia che ripetiamo da tempo: dalle carceri del Nord e del Sud del Paese boss ed esponenti di spicco della criminalità organizzata continuano a comandare”.
Ad affermarlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo per il quale “lo Stato incapace di bloccare il traffico di telefonini nei penitenziari sta dimostrando tutta la sua incapacità di controllo vanificando il grande lavoro dei magistrati antimafia e degli inquirenti.
E non si sottovaluti – afferma il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria – come denunciano in questi giorni i magistrati delle DDA regionali che le mafie approfittando di questa fase di crisi internazionale stanno concentrando i propri interessi sulle attività economiche e produttive per acquisire alberghi, ristoranti, imprese, intensificare l’usura”.
“Questa situazione conferma – dice ancora Di Giacomo – che, come sosteniamo da anni, la lotta alle mafie si conduce a partire dal carcere dove sono detenuti capi clan e boss insieme ad esponenti di spicco delle famiglie.
E il continuo ritrovamento di telefonini in gran parte arrivati dal “cielo” (attraverso i droni) è il primo elemento per interrompere, una volta per tutte, il “comando” dal carcere ai territori oltre alle minacce ed estorsioni.
Per Di Giacomo “è questa l’ulteriore prova che l’emergenza del nostro sistema penitenziario deve entrare a pieno titolo nel programma dei primi cento giorni di lavoro di Parlamento e Governo.
Il nuovo Governo in proposito deve avere idee chiare senza cedimenti, come deve avere idee chiare su come tutelare il personale penitenziario dalle quotidiane aggressioni.
“L’effetto devastante di tutto questo è lo scoraggiamento per le vittime delle mafie a denunciare e collaborare con i magistrati mentre la lotta alla criminalità rischia una brutta battuta d’arresto”.