“L’aggressione a Campobasso di un ragazzo ad un poliziotto, sia pure non in divisa, in attesa dello svolgimento delle indagini per ricostruire quanto realmente accaduto, purtroppo non ci ha sorpreso, perché, come stiamo denunciando da tempo, episodi di cosiddetta micro-criminalità che vedono protagonisti ragazzi sempre più giovani di età e anche ragazze, attraverso bande, sono diffusi nelle città di provincia e non solo nelle metropoli”.
A sostenerlo è il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo che aggiunge “è ora di aprire gli occhi sul “fenomeno baby gang” che è presente in grandi e piccole città di tutto il territorio nazionale.
Puntualmente ad ogni episodio che finisce sui giornali si susseguono “letture” sociologiche e scontati commenti politici.
Ma il clamore dura poche ore senza approfondirne le cause e nessuno si chiede cosa accade quando i ragazzi sono arrestati e a cosa servano i 17 Istituti Penali per Minorenni che ospitano oggi circa 300 giovanissimi, un numero forse mai così basso negli ultimi due anni a causa della diffusione della pandemia che ha orientato i magistrati a ricorrere ad altre misure, a fronte dei circa 15mila ragazzi che sono in carica al nostro sistema giudiziario.
Se è utile ed importante soprattutto per le famiglie e gli educatori della scuola capire un fenomeno in forte crescita e diffusione lo è altrettanto – afferma – interrogarsi su cosa fare per la rieducazione dei giovanissimi autori di reati, perché un elemento credo sia da tutti condiviso: l’attuale sistema carcerario per minori non serve a nulla.
Anzi il 90% di chi entra in un istituto per minori si avvia verso una “carriera criminale”
passando come stadio successivo immediato al carcere normale.
Il 70% dei ragazzi entra per custodia cautelare, con una permanenza media di poco superiore ai 100 giorni. La novità degli ultimi anni riguarda la presenza in forte aumento di ragazzi stranieri che ad oggi sono intorno al 50% del totale.
In questa situazione esplosiva – dice il segretario del S.PP. – diventa fondamentale avviare percorsi innanzitutto di studio e poi di formazione al lavoro e, contestualmente, rafforzare le attività ed esperienze di lavori socialmente utili.
I ragazzi devono imparare un mestiere e convincersi che il proprio riscatto è nel non delinquere.
Come è altrettanto necessario fare rete famiglie-educatori scolastici-associazioni-istituzioni per prevenire le forme di devianza giovanile di qualunque genere”.