“In questa prima fase di campagna elettorale c’è persino chi parla di ritorno all’immunità parlamentare per evitare il carcere ai politici ma non abbiamo ascoltato una sola parola sulla vergognosa e drammatica situazione insostenibile e non più tollerabile delle carceri del Paese.
Gli schieramenti politici e i partiti che si contendono il successo dal voto del 25 settembre hanno cancellato l’emergenza del sistema penitenziario come se fosse possibile cancellare con un colpo di spugna 57 suicidi di detenuti dall’inizio dell’anno (di cui 14 durante questa stagione estiva), le aggressioni quotidiane agli agenti e al personale medico, i continui tentativi di rivolta, i numerosi episodi di sfida da parte dei capo clan di organizzazioni criminali allo Stato che, purtroppo, continuano a comandare dalle celle”.
A sostenerlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. che da giorni è in sciopero della fame ed è impegnato in un tour tra le carceri per rivendicare misure urgenti.
“Chiediamo la stessa attenzione che i partiti manifestano sul problema caro-bollette energetiche, sino a proporre di “sospendere” la campagna per occuparsene, perché ci sono azioni, misure, provvedimenti che si possono e si devono attuare subito, prima dell’elezione del nuovo Parlamento e la nomina del nuovo Governo.
Più passa tempo e più l’illegalità si diffonde. I segnali della crescente tensione sociale – aggiunge Di Giacomo – sono facilmente interpretabili con il rischio di ripetere quanto accaduto con le rivolte nella primavera del 2020.
Da servitori dello Stato l’impegno del personale penitenziario è rivolto a far rispettare la legalità e a contrastare a mafia e criminalità che, a nostro parere, deve svolgersi a partire dalle carceri.
Ma in queste condizioni non siamo in grado di poterlo fare.
Ci chiedono persino di usare gli scudi di ordinanza contro gli sputi in faccia da parte dei detenuti.
Tra un po’ ci chiederanno di “volgere l’altra guancia”.
Accade purtroppo che nessuno si occupi degli agenti e dei detenuti.
Né ci pare di trovare qualche idea, non dico proposta, in programmi elettorali da parte di chi si candida a governare il Paese nei prossimi anni.
Solo Papa Francesco in occasione della sua visita a L’Aquila ha rivolto un pensiero al personale penitenziario e ai detenuti.
Rinnovo dunque l’appello al Presidente della Repubblica Mattarella perché da garante della legalità faccia sentire la sua autorevole voce.
Sarò sotto il Palazzo del Quirinale, in sciopero della fame ad oltranza, confidando in suo intervento nei confronti del Governo e della Politica.
Uno Stato che oltre a non garantire la legalità nelle carceri non riesce a garantire la sicurezza dei detenuti e dei suoi dipendenti (il personale penitenziario) testimonia di aver rinunciato ai suoi doveri civici e tutto questo è semplicemente intollerabile”.