Tra il finto maresciallo dei carabinieri a Napoli, al truffatore seriale di Torino che da abile “trasformista” al telefono delle vittime anziane si spaccia, a turno, per vigile urbano, finanziarie o carabiniere, sino alla più consueta truffa del pacco a Sora e al finto dipendente Enel a Taranto, i quotidiani, da giorni, sono pieni di episodi del genere. Un dato su tutti: ogni giorno nel nostro Paese circa 770 persone di 66 anni e oltre sono vittima di truffa, rapina, furto e violenza. E’ quanto afferma il presidente di “Una Nuova Italia”, nonché segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo ricordando che nell’ambito della campagna denominata “vittime e carnefici” in svolgimento in tutto il Paese sono state programmate una serie di iniziative a tutela delle fasce più deboli che è da sempre uno dei compiti che le forze dell’ordine assolvono con particolare attenzione per la difesa delle vittime e la lotta, senza risparmio di energie, agli autori di tali reati. Persone singole o in gruppo organizzano vere e proprie messe in scena, raggiri, effettuati in casa o per strada. Se gli anziani sono il 22% della popolazione italiana, il 15% del totale delle truffe è rivolto proprio a loro. La truffa più diffusa è quella, cosiddetta, dello ‘specchietto’, cioè mentre si è in macchina, qualcuno provoca un forte rumore e finge di essere danneggiato. E sono centinaia le telefonate fatte agli anziani in casa, numeri trovati sulle pagine gialle, interi condomini presi di mira. E poi c’è chi rimane traumatizzato perché in due o tre sono entrati in casa spacciandosi per forze dell’ordine e prima ti dicono che un incidente è capitato a uno dei tuoi cari e poi ti portano via soldi e gioielli di famiglia. C’è innanzitutto un vuoto legislativo da colmare – sottolinea Di Giacomo – Ad esempio il costante aumento del reato di truffa in Italia e la particolare aggressività verso le fasce più esposte come le persone anziane, come purtroppo accade troppo spesso in centri di assistenza per anziani e disabili, devono indurre a riflettere sulle legislazioni che altri Paesi Europei hanno adottato per cercare di contrastare questo fenomeno. Da noi invece, in caso di fermo dei malviventi, niente misure cautelari in carcere per pene detentive non superiori a 3 anni: in buona sostanza, truffatori quasi sempre a piede libero. La situazione italiana si connota anche per la scarsa frequenza di processi per truffa (quando le vittime sono persone anziane), risultando complessa e spesso impossibile la fase di istruzione per il proliferare di tipologie di reati poco ricostruibili per le loro modalità di esecuzione. Altro elemento da non sottovalutare è lo scarto non quantificabile tra i reati denunciati e quelli che non emergono per il senso di vergogna che impedisce alle vittime del reato di parlarne con i parenti o chiunque altro, preferendo il silenzio a una possibile perdita di stima e rispetto. Dunque pene più severe per gli autori di reati contro le persone anziane. Noi proponiamo in proposito l’introduzione del reato di “anzianicidio” nei casi di violenze e uccisioni. Ma anche – conclude Di Giacomo – maggiori e più adeguati servizi di sicurezza con le forze dell’ordine più presenti specie nei quartieri dove risiede un numero maggiore di anziani e pensionati. I reati contro gli anziani sono particolarmente gravi e odiosi perché chi li commette si approfitta di una condizione di solitudine e di fragilità.