In Puglia nei dieci istituti di pena, a maggio 2017, l’affollamento sfiorava il 150% (detenuti previsti 2.284, presenti 3.342), mentre l’organico di polizia penitenziaria è all’86% (poliziotti previsti 2.448, presenti 2.118), con la situazione di affollamento più grave che si registra a Brindisi (164%). Lo ha riferito il segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo – che ha cominciato dal 20 ottobre scorso lo sciopero della fame ed avviato un tour attraverso gli istituti penitenziari – oggi a Bari in una conferenza stampa all’ingresso del carcere Francesco Rucci. Secondo quanto riferito da Di Giacomo, gli stranieri detenuti negli istituti di pena pugliesi sono circa il 15% del totale, mentre nell’organico i sovrintendenti registrano la carenza maggiore con una copertura pari al 40% di quella prevista. «Ho deciso lo sciopero della fame – ha spiegato Di Giacomo – perché il carcere è lo specchio fedele dell’emergenza-sicurezza che coinvolge tutti gli italiani e perché nel nostro Paese, per responsabilità della politica, non c’è più alcuna distinzione tra vittima e carnefice. Proprio così: se nel carcere non c’è sicurezza con il personale quotidianamente a rischio di aggressioni, minacce e continuamente offeso, con la `legge dei detenuti´ che è più forte della legalità, al punto che evadere, come dimostrano i numerosi episodi di questa estate, è un gioco da ragazzi, figuriamoci se possiamo pretendere sicurezza nelle città e nelle case dei cittadini». Il segretario del Sindacato polizia penitenziaria ha accusato il ministro Orlando, il governo e il Parlamento di fare «come le tre scimmiette: non vedono, non sentono e non parlano. Anzi – ha aggiunto – se parlano, si limitano a dichiarazioni formali miste ad annunci di programmi, progetti e provvedimenti puntualmente disattesi e rinviati, sottovalutando i problemi veri». Di Giacomo ha quindi ricordato che in tutto il Paese sono state raccolte due milioni di firme «a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare sulla legittima difesa, da due anni affossata in Parlamento».