“Il carcere non rientra nel cosiddetto “contratto di programma” tra Lega e Movimento 5 stelle e pertanto è considerato “area di nessuno”, né di leghisti e né di cinque stelle, dove può succedere di tutto come l’ennesima rissa avvenuta ieri nel carcere di Campobasso che ha coinvolto una quindicina di detenuti e ha provocato l’aggressione del comandante della polizia penitenziaria e di un suo collega costretti a ricorrere alle cure dell’ospedale molisano dopo essere intervenuti per sedare la rissa. Siamo di fronte all’ennesimo episodio che fa capire come è grave la situazione carceraria italiana”. Così il segretario nazionale del Sindacato di Polizia penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo, riferendo che negli ultimi mesi solo nell’istituto di pena di Campobasso è questo il terzo episodio che fa seguito all’aggressione di un agente a settembre e alla molestia sessuale nelle scorse settimane nei confronti di una donna agente di polizia penitenziaria ad opera di un detenuto egiziano.
Dunque se in un piccolo carcere si sommano tanti episodi delittuosi è facile immaginare cosa accade in quelli più grandi con una popolazione carceraria sino a cinque volte più numerosa”. “Accade invece che per il Governo, poiché non c’è alcun interesse politico per il carcere ogni fattaccio – aggiunge – rientra nella normalità e quindi non c’è alcun interesse a tutelare il lavoro di chi svolge compiti di sorveglianza come a garantire nelle celle la piena legalità. Noi siamo stanchi di denunciare quasi tutti i giorni aggressioni, risse, il ritrovamento in carcere di droga, telefonini, ecc. senza essere ascoltati. Sin dal primo giorno di insediamento abbiamo espresso al Ministro alla Giustizia Bonafede la piena disponibilità a collaborare per identificare le maggiori e più gravi emergenze in modo da guadagnare tempo per ripristinare le legittime condizioni di detenzione e al tempo stesso di lavoro per il personale penitenziario che non può certamente occuparsi di tutto anche perché le piante organiche a Campobasso come negli altri istituti sono fortemente deficitarie di personale. Ma dobbiamo solo raccontare di promesse che ci costringono ad alzare il livello di protesta e di mobilitazione convinti che se non si afferma la legalità nel carcere sarà impossibile per lo Stato farlo fuori”.