“Gli istituti di pena, anche quelli con detenuti sottoposti (non si sa ancora per quanto tempo) al 41 bis, sono diventati alberghi a tre stelle dove entra ed esce di tutto.
Dopo la “prova provata” dell’inchiesta della Procura di Palermo che ha fermato 5 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento tanto vale chiudere le carceri e trasferire gli “ospiti” direttamente in albergo”.
È il commento del segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo agli sviluppi dell’inchiesta che ha portato in carcere, tra gli altri, il capomafia di Sciacca Accursio Dimino e Antonello Nicosia, membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani per anni “impegnato” in battaglie per i diritti dei detenuti.
“La vicenda – continua il segretario del S.PP., inoltre, testimonia l’ingenuità ed inesperienza della parlamentare molisana Occhionero che, senza alcuna precauzione, si è fatta accompagnare nelle visite a capimafia da chi per i magistrati teneva contatti con i mafiosi fuori dal carcere ai quali evidentemente avrebbe trasferito i “pizzini”. È da anni – dice Di Giacomo – che denunciamo, inascoltati, a Ministro di Grazia e Giustizia e DAP che consentire ai Garanti per i detenuti, persino quelli nominati dai Comuni, e a troppe persone i contatti con capi mafia e terroristi rappresenta un pericolo perché favorisce le attività criminali sui territori.
Accade invece che gli ordini partono dalle celle o attraverso questo genere di visite oppure più comodamente attraverso il telefonino. Non sottovalutiamo che nel giro di un anno nei penitenziari italiani sono stati sequestrati oltre2.100 telefonini. E sempre in entrata c’è di tutto: dall’aragosta allo champagne.
A questo punto credo che potremmo risparmiare 300 euro a detenuto, è questo il costo giornaliero della detenzione per detenuto a carico di noi cittadini, tanto – continua Di Giacomo – la carcerazione ai fini della prevenzione di ulteriori reati il carcere non ha senso; infatti, dal carcere riescono a gestire i traffici e garantirsi maggiore sicurezza di quanto potrebbero fare dall’esterno. Tanto prima o poi si dovranno scarcerare mafiosi e terroristi.
Come se non bastasse la Corte europea dei diritti dell’Uomo la recente sentenza della Corte costituzionale uccide per la seconda volta le vittime di mafia e della criminalità organizzata, offende le loro famiglie, delegittima il lavoro del personale che oltre a contrastare il “controllo” del carcere ad opera di mafiosi, adesso subirà un nuovo affronto con i mafiosi che potranno sbeffeggiarci.
Una pronuncia di grande impatto, perché non riguarda solo i 1.250 condannati all’ergastolo ostativo, ma anche chi sta scontando pene minori per mafia, terrorismo, violenza sessuale aggravata, corruzione e in generale i reati contro la pubblica amministrazione.
Sulle conseguenze della sentenza – ci dicono – sono al lavoro gli uffici del ministero della Giustizia. A noi non basta sapere che si pensa al ricorso come è già avvenuta, in maniera del tutto formale e del tutto inefficace, con la Corte Europea.
Dobbiamo fermare questa assurdità perché come se non bastassero tutti i benefici – dalla semilibertà ai permessi-premio – l’eccesso di fiducia, perché di questo si tratta, si traduce nei numerosissimi episodi di cui la cronaca è piena con detenuti che aggrediscono il personale penitenziario, evadono, detenuti non sottoposti al 41 bis in permesso-premio che uccidono o rapinano. Figuriamoci cosa accadrà adesso per gli ergastolani “da redimere”.
Per il S.PP. “altro che costruire nuove carceri, come il progetto di Nola in Campania con le celle aperte; bisogna mettere fine a questo sistema carcerario tipicamente italiano che rappresenta un pericolo per i cittadini e più direttamente per il personale penitenziario, di fatto delegittimato dalle sue funzioni e dai suoi compiti.
Altrimenti meglio nuovi alberghi”.